Le disposizioni per le startup nella legge annuale per la concorrenza
Rubriche

Le disposizioni per le startup nella legge annuale per la concorrenza

Le disposizioni per le startup nella legge annuale per la concorrenza. In questa settimana alla Camera è iniziata la lettura della legge annuale per la concorrenza. Al Capo III sono contenute alcune disposizioni concernenti la normativa sviluppatesi dallo Startup Act del 2013. Ecco uno stralcio del decreto al punto di cui si parla: 

Con il presente capo si interviene in modo specifico sui seguenti aspetti: 
a) aggiornamento organico delle definizioni: 1) di « start-up innovativa », prevedendone l’aggiornamento in termini temporali (sessanta mesi, non più a partire dalla sua creazione ma a partire dall’iscrizione al registro speciale delle camere di commercio) e di tipo qualitativo (microimpresa o PMI come definita dalla raccomandazione 2003/361/CE del 6 maggio 2003, con capitale di almeno 20.000 euro al secondo anno di iscrizione nella sezione speciale), in modo da identificare e favorire le imprese che svolgono una reale attività di innovazione; 2) di « incubatore certificato », in modo da comprendere tutti gli attori di maggiore rilievo del settore; 
b) ampliamento del novero dei beneficiari degli strumenti di agevolazione fiscale previsti dall’attuale normativa, ossia in favore degli incubatori certificati, che rappresentano lo strumento principale di sviluppo delle nuove start-up innovative e che, alla fine del 2022, sono risultati pari a 57. È interessante notare che, rispetto al 2021, il peso percentuale dell’Italia settentrionale è diminuito (dal 61,7 per cento al 52,7 per cento), pur aumentando legger- mente in termini assoluti, mentre guadagna rappresentanza l’area meridionale del Paese, che nel 2022 ospitava quasi un quarto degli incubatori italiani (quota in ascesa rispetto al 14,9 per cento del 2021), a dimostrazione che il settore rappresenta anche un volàno per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia; 
c) specifiche disposizioni volte a favorire investimenti in capitale, ossia in fondi di venture capital, da parte di investitori istituzionali, attraverso l’elevazione del limite d’investimento degli enti di previdenza obbligatoria, nonché di investitori privati, prevedendo misure agevolative per l’ingresso e il soggiorno degli stranieri che intendono effettuarvi taluni investimenti. Tali misure sono di fondamentale importanza in quanto i fondi di venture capital rappresentano il principale strumento di finanziamento delle attività innovative di start-up e, in particolare, nei settori relativi a Digital Transition (30 per cento), Green Transition (19 per cento), Space Techindustry (15 per cento) e Robotics (12 per cento). Con lo sviluppo degli investimenti effettuati dagli investitori istituzionali in fondi di venture capital si agevola lo sviluppo del sistema dell’innovazione italiano, ricco di iniziative ed azioni di eccellenza, ma particolarmente giovane rispetto a quello di altre economie occidentali (Stati Uniti, Israele, Unione europea, Francia), come emerge ad esempio confrontando dimensioni e struttura del mercato del venture capital francese, che conta investimenti pari allo 0,4 per cento del prodotto interno lordo, rispetto quello italiano, in cui il rapporto tra prodotto interno lordo e investimenti si attesta sullo 0,1 per cento.

crediti foto: Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Potrebbero interessarti ...

  • Su di noi

    Nonsoloambiente è un magazine online interamente dedicato all’informazione ambientale, che vuole offrire un contributo alla diffusione della cultura sostenibile, donando ai suoi lettori una visione pluralista e aggiornata sulle principali novità del settore, attraverso contenuti freschi, originali e di qualità.