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Un recente sondaggio mette in luce come in Italia sia ancora diffusa la convinzione che gli investimenti sostenibili rendano meno rispetto alla media di mercato.
La finanza green è in grado di garantire in tanti casi rendimenti superiori alla media del mercato, ma nonostante questo non è considerata ancora oggi una scelta prioritaria da tanti italiani interessati agli investimenti finanziari. Lo mette in luce un sondaggio realizzato con la metodologia Cati su un campione di 1.000 persone di entrambi i sessi con un portafoglio di investimento attivo, ma senza ancora alcuna operazione effettuata (il 56% dei quali soggetti “adulti” di 35 anni e il 44% soggetti “giovani” under-35) da Ener2Crowd.com, la piattaforma e app attiva in Italia negli investimenti green.
I principali risultati
Dalla ricerca emerge che il 40% degli interpellati abbandona la scelta di investire in prodotti finanziari Esg, preferendo formule più tradizionali di investimento che- a fronte di maggior rischi -possono permettere di ottenere maggiori benefici economici nel breve termine, seguendo dunque un’ottica dunque speculativa. “È la cultura del ‘gratta e vinci’ in cui si spera che con poco impegno sia possibile ottenere il massimo guadagno”, commenta Giorgio Mottironi, chief strategin officer e co-fondatore di Ener2Crowd. “In questo modo però i risparmi finiscono spesso in iniziative molto rischiose, trasformandosi in una perdita ed in un mancato contributo al progresso economico e sociale del Paese”.
E dire che nel primo semestre del 2023, secondo il rapporto “Sustainable Reality” dell’Istitute for Sustainable Investment di Morgan Stanley, i rendimenti dei fondi sostenibili hanno ad esempio ottenuto una performance media del 6,9% contro il 3,8% di quelli tradizionali. Il patrimonio globale in gestione attraverso fondi che investono in modo sostenibile è arrivato così a 3,1 trilioni di dollari, l’8% di tutti i patrimoni in gestione nel mondo.
Secondo il sondaggio di Ener2Crowd, il tema della sostenibilità sembra ottenere nel nostro Paese un maggiore successo e riscontro tra gli adulti con il 50% del campione contro il 40% degli under-35, un target dove il ruolo che la finanza green e di interesse sociale può svolgere oggi nel supportare la transizione energetica e nel combattere il cambiamento climatico è ancora poco riconosciuto.
Stimoli e freni all’investimento green
Il sondaggio ha messo in evidenza che, per entrambi i gruppi, l’interesse per i temi della sostenibilità è il principale driver dell’avvicinamento a soluzioni di investimento green (45% del campione), davanti alla curiosità di conoscere nuovi strumenti (23%), alla voglia di fare la differenza (11%) e ai consigli di amici o conoscenti che già hanno fatto questa esperienza (10%).
Il 23% degli italiani intervistati dice poi di non avere ancora trovato sul mercato green interessanti opportunità di investimento a causa dei tassi troppo bassi e della durata troppo lunga (dai 2 ai 3 anni), mentre il 17% lamenta la mancanza di disponibilità di fondi e l’11% dichiara di aver bisogno di conoscere meglio lo strumento. Il 9% si lamenta infine di una tassazione ritenuta complessa e penalizzante.
Serve una cultura della finanza sostenibile
I risultati del sondaggio realizzato da Enercrowd2 confermano che nel nostro Paese è ancora necessario diffondere una cultura della finanza sostenibile per accelerarne lo sviluppo.
L’idea che gli investimenti green garantiscano performance meno elevate è ad esempio uno di quei dieci pregiudizi a cui il Forum per la Finanza Sostenibile ha dedicato uno dei suoi paper proprio per dimostrarne l’infondatezza, ricorrendo a prove tecniche, scientifiche, facendo ricorso a fonti affidabili e imparziali, casi di studio e best practice. Preconcetti, però, evidentemente ancora diffusi tra tanti investitori, che sono così più restii ad abbracciare la via della finanza green, perdendo l’occasione di contribuire alla transizione verso un sistema economico rispettoso dell’ambiente e attento alle tematiche di natura sociale.
Immagine di copertina: Carlos Muza, Unsplash
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