Moda sostenibile, cinque libri per il nuovo anno
Sostenibilità

Moda sostenibile, cinque libri per il nuovo anno

I titoli consigliati per iniziare il 2024. Per conoscere o approfondire il tema della sostenibilità legata alla produzione di abbigliamento e accessori.

Dopo le feste natalizie, dominate da regali e pensierini in una pulsione tra altruismo e consumismo, arriva gennaio, il mese dei buoni propositi. E, per iniziare bene l’anno, scegliere di informarsi sull’argomento della moda sostenibile può essere una chiave di “lettura” interessante. Letteralmente. Ecco, quindi, cinque libri che trattano di moda e sostenibilità per orientarsi meglio in un ambito insidioso. 

Costruire la moda sostenibile, insieme

L’impresa moda (Egea edizioni) di Francesca Romana Rinaldi e Salvo Testa aiuta a comprendere concetti determinanti per il sistema moda come tracciabilità e circolarità. Il libro analizza tutte le componenti di un fenomeno che sta investendo la moda dopo essersi radicato nell’enogastronomia: il ritorno all’artigianalità. Ma definire i macro-obiettivi o un’idea di fondo non è sufficiente: ecco perché gli autori procedono alla disamina di tutti gli elementi che renderebbero la moda davvero sostenibile. L’instaurazione di un sistema circolare, l’acquisizione di consapevolezza sul valore del prodotto e sul suo fine vita. Insieme agli esempi virtuosi di aziende che hanno fatto della consapevolezza ambientale il loro tratto distintivo, il volume approfondisce tematiche già affrontate dalla sola autrice. Francesca Romana Rinaldi, infatti, è nel team di ricerca SDA Bocconi School of Management Sustainability Lab e a capo dell’osservatorio Bocconi sulla sostenibilità della moda. Nelle sue opere ricorrono argomenti come value chain e coscientizzazione del singolo. Si tratta di concetti cardine, necessari per comprendere il settore della moda in questo periodo storico e le sfide che è chiamato ad affrontare.

Back to future: le fibre naturali

Prende le mosse dall’analisi delle ripercussioni che la pandemia ha avuto sul fast fashion il libro Sundressed (Black Inc.), di Lucianne Tonti. Il volume ha come sottotitolo Le fibre naturali e il futuro della moda e analizza i possibili scenari di sostenibilità (o insostenibilità). Insistere su materiali derivati del petrolio è lo scenario meno auspicabile: Sundressed indica pratiche alternative e realtà virtuose, raccontando tessuti innovativi e altri antichi, recuperati. Con un taglio più orientato al consumatore, si pone l’obiettivo di comunicare l’unicità e il valore dietro ogni lavorazione, tali da giustificare un prezzo più elevato del prodotto finito. Il libro è stato insignito di premi e ha attirato l’attenzione anche in ambienti non strettamente legati alla moda. Come dimostra la candidatura a finalista nella categoria Social Responsibility Award agli Australian Business Book Awards del 2023. A conferma di quanto la sostenibilità della moda inizi a essere percepita – fortunatamente – una tematica di interesse trasversale.

Dare valore alla moda

Altro titolo che ha ricevuto l’attenzione internazionale ed è arrivato recentemente in Italia è Il lato oscuro della moda di Maxine Bédat, edito da Post Editori per la collana Green. Seguendo il ciclo di vita di un paio di jeans, Bédat dimostra l’insostenibilità delle produzioni di moda. Dalla realizzazione del filato, ai trattamenti della tela, gli interventi di finissage, per arrivare alle vetrine dei negozi. L’acquisto non è la naturale prosecuzione della vita di un capo di fast fashion, che molto spesso rimane invenduto. In questi casi, il problema della distruzione del capo addirittura precede i problemi connessi alla sua scarsissima durevolezza. C’è l’idea – purtroppo radicata negli acquirenti di fast fashion – che un capo non sia fatto per durare. Che un prodotto debba essere rimpiazzato dalla successiva collezione mid-season. Perciò pensare che pagare meno un capo o un accessorio significhi effettivamente risparmiare, è un errore tanto diffuso quanto grossolano. Bédat racconta, in modo chiaro ed esplicativo, come il prezzo e il valore di un capo o un accessorio siano concetti ben distinti.

Smart textiles: lusso, artigianato e sostenibilità

E, oltre alle uscite più recenti, ci sono anche testi che hanno rappresentato gli albori della letteratura scientifica in materia di moda e sostenibilità. Un ruolo pionieristico per un tema ancora relativamente giovane e certamente poco indagato, se rapportato alla sua vastità e complessità. La conservazione delle risorse attualmente sfruttate, da una parte, le innovazioni tecnologiche, dall’altra. Materiali di rottura, come gli smart textiles, ibridi tra tessile e tecnologia dalle notevolissime potenzialità. Il primo studio a parlare di smart textiles e luxury è stato Handbook of Sustainable Luxury Textiles and Fashion edito da Springer. Gli autori, Miguel Angel Gardetti e Subramanian Senthilkannan Muthu, nel 2015 ponevano in modo problematico interrogativi sul footprint di queste fibre e della riscoperta di una nuova dimensione di artigianalità. Tematiche che, ancora oggi, hanno ipotesi, possibili sbocchi ed evoluzioni, ma non una soluzione codificata e condivisa.

Il fast fashion e le sue conseguenze

Un libro-pilastro per il settore della sostenibilità fashion è quello di Dana Thomas, Fashionopolis (Penguin Books), che nel 2019 fotografava e ipotizzava le possibili conseguenze del fast fashion. E non servono fantasiose proiezioni distopiche per capire che le conseguenze sono già sotto i nostri occhi: basta osservare i problemi in essere. Problemi sotto forma di tonnellate e tonnellate di rifiuti, come quelle che oggi invadono il Ghana, ad esempio. Thomas analizza fenomeni come greenwashing, eco-claim, condizioni inumane per lavoratori e lavoratrici. Analizza il meccanismo delle produzioni dai ritmi serratissimi, non imposte da un’effettiva richiesta, ma dalla viziosa ambizione di generare nuovi bisogni a brevissima scadenza. Questi e tanti altri elementi compongono lo scenario sfaccettato che oggi è una minaccia concreta e non uno spauracchio astratto.

La sostenibilità della moda è un tema estremamente complesso, in cui ci sono attori e interessi economici, filiere produttive articolate, processi chimici… Tutti elementi che richiedono competenze e nei confronti dei quali la curiosità del singolo potrebbe non bastare. La divulgazione e l’informazione scientifica sulla sostenibilità ambientale e umana della moda è un tema che si fa progressivamente largo nell’editoria e sui social. Perciò, farsi guidare da accademici ed esperti che studiano da tempo il settore non può che essere un approccio sano, primo passo verso la risoluzione.

 

Immagine di copertina: Florencia Viadana, Unsplash

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