Monticazione e allevamento sostenibile: l’orgoglio del Fassone di Razza Piemontese
Sostenibilità

Monticazione e allevamento sostenibile: l’orgoglio del Fassone di Razza Piemontese

La monticazione è una pratica antica che scandisce gli equilibri tra uomo e ambiente.

La monticazione, che dal 2019 è patrimonio dell’UNESCO, è il movimento stagionale del bestiame lungo le rotte migratorie nel Mediterraneo e nelle Alpi. Il Fassone di Razza Piemontese è uno dei protagonisti principali della transumanza, largamente praticata in Piemonte. Qui, ogni anno, salgono in alpeggio 50.000 bovini e, dalle prime pendici delle Alpi Marittime alle ultime delle Cozie, la Razza che domina incontrastata è appunto quella Piemontese. 

La festa di San Giovanni, che si celebra il 24 giugno e che tradizionalmente segna l’inizio della stagione estiva in alta quota per le mandrie, inaugura ogni anno una pratica della zootecnia tradizionale, essenziale per i capi, per la produzione lattiero-casearia oltre che per l’ambiente. Gli allevatori conducono le mandrie di Razza Piemontese ai pascoli montani: sulle pendici e sugli altopiani delle valli cuneesi e della provincia di Torino, la vita dei margari si intreccia con quella dei loro animali, sotto il sole, al freddo, con la pioggia o immersi nella nebbia. La dedizione e la fatica dell'uomo, in paesaggi di rara bellezza, garantiscono foraggi di qualità per le vacche e i vitellini, contribuendo inoltre a preservare aree marginali che altrimenti verrebbero abbandonate.

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Andare in alpeggio è più di una semplice routine che sancisce l’arrivo della stagione estiva: è un rito che coinvolge tutta la famiglia. Ad alta quota, ad attendere animali e pastori dopo la lunga salita, ci sono le classiche strutture fatte di pietre, le baite. Questa pratica assicura la sopravvivenza di un territorio fragile poiché gli animali, ruminando l’erba dei verdi pascoli, sostituiscono con grande maestria il lavoro dell’uomo. Un’attività fondamentale anche per la sicurezza delle attività che coinvolgono i turisti che si avventurano sulle alture nella stagione estiva e in quella invernale: infatti, il lavoro di manutenzione paesaggistica svolto dai bovini, integrato da quello degli ovini e dei caprini, va di pari passo con quello degli allevatori. Loro aprono le baite a chi cerca un rifugio da un temporale improvviso, puliscono i sentieri e indicano all’escursionista la via più sicura per raggiungere la meta. E quando d’inverno i pascoli sono coperti da una coltre bianca, il lavoro svolto da animali e uomo nella bella stagione c’è, anche se non si vede. Questo assicura che lo sciatore non si trovi senza neve sotto le lamine degli sci alla prima curva, finendo per cadere rovinosamente.

Si sa che l’allevamento del Fassone di Razza Piemontese è differente: con gli anni, infatti, ha saputo affermare la sua dignità produttiva mantenendo la sua dimensione e il suo rapporto con il territorio. Ciò che lo contraddistingue, è proprio la forma stessa di un allevamento che è a ciclo chiuso. Ovvero che vede sotto un’unica gestione le fattrici e i vitelli all’ingrasso, dalla nascita fino alla maturazione commerciale. Partendo dalla distribuzione dei capi di bestiame per allevamento, con 30 fattrici in ogni allevamento, la vita degli animali segue gli equilibri naturali. Questo include la capacità di approvvigionamento e una gestione controllata dei rifiuti, facilitata anche dalla pratica della transumanza, ancora molto diffusa in Piemonte. Dalla nascita fino alla maturità commerciale, ogni fase della vita dell’animale è gestita in armonia con l’ambiente circostante.

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Immagine di copertina: Consorzio Coalvi

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