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Cos’è la floricoltura “lenta”? Lo spiega un’associazione impegnata sui territori nel raccontare la sostenibilità attraverso la bellezza di un bouquet.
Esistono fiori sostenibili e altri meno sostenibili, nonostante possa risultare difficile pensarlo. SlowFlowers è un’associazione nata proprio con l’intento di promuovere la sostenibilità in ambito floreale. Nonsoloambiente ha intervistato Tania Torrini, a capo dell’associazione che aggrega storie di sensibilità ambientale e attenzione al territorio. Come quella della stessa presidente che, con un background professionale in ambito artistico e del restauro, decise di aprire a Firenze un negozio di fiori con suo fratello. Il progressivo declino del mercato dei fiori di Pescia, polo floricolo toscano di rilievo, rappresentò l’input per iniziare a proporre ai suoi clienti fiori stagionali e locali. Delle competenze e una necessità – quella di commercializzare fiori sostenibili – confluite nel progetto SlowFlowers anche grazie alle storie delle sue anime fondatrici.
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Clicca quiPerché i “fiori lenti”?
SlowFlowers aggrega coltivatori, fioristi e semplici appassionati. Professionisti e sostenitori che hanno riattualizzato il concetto di dono tradizionalmente legato ai fiori, restituendolo sotto forma di sapere, bellezza e creatività. Una realtà che dimostra come sia possibile trovare un’alternativa alla grande distribuzione, anche in un ambito che può apparire inconsueto come quello della floricoltura. «SlowFlowers accoglie al suo interno una rete che da coltivatrici e coltivatori – spiega la presidente – arriva alla figura del wedding planner. Tutti professionisti uniti dall’esigenza di promuovere uno stile sostenibile e naturale realizzato con fiori locali, coltivati nel rispetto della terra e degli esseri viventi». Fiori commercializzati compatibilmente al proprio ciclo naturale: dalle semine alla crescita, per arrivare al taglio.
Cosa comunicano i fiori
Ribaltare la prospettiva per SlowFlowers è necessario: «il fiore – prosegue Torrini – non è un semplice oggetto di consumo. Ha un valore, una valenza scientifica, e noi proponiamo di conoscerlo in toto, per apprezzarlo nella sua essenza». In che misura i fiori lenti non dovrebbero essere più una scelta, ma una tensione naturale dei consumatori? «Un fiore non stagionale è un fiore ingannevole. Il fiore naturale invece comunica una stagione, una tipologia di ambiente, un tipo coltivazione. Oltre alle scelte personali del produttore, che sono precise, data la vastità dei fiori coltivabili in campo, e spesso coraggiose, perché molto faticose».
Cosa rende un fiore sostenibile
Un sistema che si basa sull’osservazione di molte regole, necessarie a fare la differenza. «Si tratta – aggiunge la presidente – di produrre, vendere, acquistare e proporre fiori stagionali e locali. Fiori che non siano stati forzati in serre riscaldate, trattati con ormoni o altre sostanze tossiche. Sostanze che si rivelano nocive tanto per l’ambiente, quanto per i consumatori. Questi fiori vengono poi utilizzati nel rispetto delle forme naturali, proponendo uno stile semplice e spontaneo». Alla scelta di fiori stagionali e locali, non trattati con sostanze di sintesi, quindi, si affianca la necessità di un’estetica naturale e coerente. «Uno stile – sostengono in SlowFlowers – che assecondi la morfologia dei prodotti, mettendo al primo posto il rispetto delle forme dei fiori e degli elementi verdi. Uno stile nuovo, che si lasci alle spalle gli schemi delle scuole tradizionali per fioristi, ormai esteticamente ed eticamente superati».
Educare alla lentezza
Ma cosa implica la scelta di questi fiori lenti? «Scegliere di lavorare con i fiori naturali cambia molte cose. La stagionalità ci obbliga a rinunciare ad alcune palette di colori e non è semplice fare accettare al compratore quello che può essere percepito come un “limite”. Proprio come accade per la produzione di ortaggi e frutta, i consumatori sono disorientati e incapaci di riconoscere i tempi giusti, perché abituati ad avere sempre tutti i prodotti a disposizione». Una disponibilità che si ripercuote sull’ambiente a un prezzo molto elevato: «consumi di carburante per i trasporti, stabilizzanti per bloccare i processi di deperimento, celle frigo… Non ci soffermiamo mai a pensare a tutti i danni che produce la mancanza di stagionalità dei prodotti. SlowFlowers, ad esempio, cerca di sensibilizzare molto su questo argomento sia gli acquirenti che floral designer e wedding planner».
Seminare e raccogliere
Le adesioni all’associazione sono eterogenee, e spesso i coltivatori e le coltivatrici non producono solo fiori destinati agli allestimenti, ma anche all’agroalimentare. «I coltivatori spesso hanno anche una produzione di piante ed erbe aromatiche per altri utilizzi, come la ristorazione o la preparazione erboristica, con fiori commestibili, preparati per tisane, oli essenziali…». Tuttavia, la diffusione dei progetti e delle aziende partner, al momento, è localizzata da Roma in su. Un dato che racconta molto di «una sofferenza della floricoltura italiana a causa dei cambiamenti climatici» spiega Torrini. «Sicuramente le aziende del Sud hanno molte problematiche da affrontare a causa delle ultime annate particolarmente siccitose. In tempi recenti, abbiamo anche stabilito dei contatti con l’estero e siamo stati invitati a conoscerci e collaborare. L’approccio SlowFlowers è quello di continuare a seminare sempre e comunque, per raccogliere frutti e fioriture anche dai collegamenti con i coltivatori slow di altre nazioni».
Il radicamento nei territori
La forza della struttura associazionistica è il suo radicamento nei territori, e in questo caso la parola è doppiamente significativa. Qui «ogni socio – racconta la presidente – è libero di proporre un suo progetto per un incontro, un laboratorio, un piccolo evento divulgativo. Sono gli eventi floreali annuali e quelli diffusi a carattere locale a permettere al pubblico di partecipare, ricollegandosi alla natura grazie all’emozione che i fiori sono in grado di trasmettere. Con i nostri eventi cerchiamo di sensibilizzare, intensificando l’opera di divulgazione che i nostri soci portano avanti di continuo. Occasioni che coniugano l’aspetto emotivo con quello più formativo e informativo, grazie anche a incontri e laboratori. Momenti durante i quali non ci risulta difficile mostrare, attraverso la bellezza dei fiori stagionali, la possibilità e la validità di scelte più sostenibili. I fiori ci aiutano molto in questo». Come nel caso del laboratorio a tema bouquet selvaggio tenuto a Pratovecchio Stia, nell’Aretino, durante l’evento annuale SlowFlowers.
Ed è proprio la coralità il punto di forza di SlowFlowers: la capacità di ascoltare il territorio e le sue storie. Una sensibilità tenace che, dai vissuti personali, propone un’alternativa per l’ambiente e per il mercato. Il lavoro SlowFlowers, costante e attento, parte da un’esigenza comune e, attraverso una delicata progettualità, restituisce sostenibilità e bellezza.
Immagine di copertina: Creative Nerds, Unsplash
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