La fibra di capelli e gli altri orizzonti del nuovo tessile
Sostenibilità

La fibra di capelli e gli altri orizzonti del nuovo tessile

Focus sui tessili di rottura: ricavati da materie prime inconsuete, come i capelli umani, o recuperati dagli scarti di altri settori, come la fibra di caffè.

La sostenibilità dei tessuti si racconta attraverso una ricerca sempre più attenta orientata a nuovi materiali e fibre inconsuete. Spunti che rappresentano la principale fonte a cui attingere per un settore in crescita. Il mercato attuale è popolato da start-up e aziende che investono in soluzioni tessili alternative. Ecco alcuni tra i tessuti meritevoli di attenzione che aprono le porte alla sostenibilità garantendo caratteristiche ottimali di indossabilità.

Dai capelli, un tessuto

Può sembrare la soluzione più radicale e sconvolgente, quella che arriva proprio dai capelli. Sono diverse le realtà, dislocate in tutto il mondo, che si occupano di trattare i capelli come risorsa tessile. Una valutazione che spesso non viene fatta ma, quelli tagliati dal parrucchiere, sono capelli che vengono buttati. Sprecati, sottolineano queste aziende che hanno deciso di investire in un settore quantomeno sui generis. Cosa significa, infatti, recuperare i capelli? Un’alternativa che innanzitutto riduce il volume dei rifiuti prodotti dai saloni per parrucchiere, convogliando il materiale in un nuovo circuito di utilizzo. Quello che colpisce dei capelli è soprattutto la loro resistenza e forza: si stima che una coda possa reggere due elefanti. Contestualmente, il tessuto realizzato a partire dai capelli, sembra abbia caratteristiche simili alla lana. E realtà come Human Material Loop fanno leva, tanto sulle proprietà, quanto sulla facilità di reperimento e una pressoché illimitata disponibilità di questa base per un nuovo filato.


Dall’industria alimentare a quella della moda

Si è già vista la possibilità di sfruttare bottiglie di plastica e pneumatici riciclati, così come gli scarti alimentari. Proprio da quest’ultimo principio trae ispirazione un’altra fibra di recente introduzione, ricavata dai carapaci dei crostacei, una volta divenuti scarto dell’industria alimentare. Le risorse sono innumerevoli e il tessuto che in futuro sostituirà quelli oggi più diffusi e nettamente meno sostenibili potrebbe celarsi dietro i più impensabili elementi quotidiani. Come i chicchi di caffè, che possiede una proprietà molto rara, quella di assorbire gli odori. Dagli scarti di macinazione delle torrefazioni del Taiwan, dove la ricerca è stata avviata, infatti, è stato possibile realizzare una fibra ideale per l’abbigliamento outdoor. Sport e attività all’aria aperta, infatti, consentono al tessile ricavato dal caffè di esprimere al meglio le proprie potenzialità. Assorbimento degli odori, come si è visto, protezione contro i raggi UV e tempi rapidissimi di asciugatura.


Legno e carta per il tessile

E se si è portati a pensare alla carta come a un elemento poco utilizzabile nell’industria tessile, il washi è destinato a scardinare le convinzioni. Si tratta di un particolare tipo di carta giapponese che è diventata l’ispirazione dell’azienda Sasawashi. Il materiale viene trattato con fibra vegetale di bambù dalle spiccate proprietà antibatteriche. Come visto per la fibra ottenuta dal caffè, anche in questo caso si producono tessuti antiodore e capaci di asciugarsi rapidamente. Ma il legno non è affatto nuovo alla produzione tessile. La categoria dei MMCF (man-made cellulosic fibres), infatti, popola il mercato da decenni, con tessuti diffusi e versatili come la viscosa. Ciò che si chiede ora è di impiegare questa risorsa in modo consapevole, non gravando sull’ambiente, né rinunciando alle proprietà uniche di questi materiali, ma recuperando scarti industriali di altri passaggi di lavorazione del legno.

Questi sono solo alcuni degli esempi più rappresentativi di un mercato in evoluzione, che non è disposto a rinunciare alla sostenibilità per le proprietà dei tessuti, né viceversa. Proprio in virtù della grande validità di queste fibre, questi tessuti rappresentano una rottura con il passato e una nuova direzione della ricerca tessile.



Immagine di copertina: Mitchell Luo, Unsplash

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