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Il Decreto aree idonee ha ottenuto il via libera dalle Regioni per l’individuazione delle zone su cui poter installare gli impianti.
Il decreto contiene le regole per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Il testo rivisto ha ottenuto il via libera della Conferenza Unificata, dopo una serie di modifiche concordate con le Regioni, principalmente la Sardegna.
La bozza del Decreto aree idonee approvata dichiara che le Regioni avranno il potere di stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto, proporzionata al bene oggetto di tutela, fino a un massimo di 7 chilometri. Questi vincoli non si applicano agli impianti già esistenti e ai loro rifacimenti.
Su pressione della Regione Sardegna, è stato introdotto inoltre un nuovo metodo di calcolo del raggiungimento degli obiettivi di burden sharing. Si terrà in considerazione il 100% della potenza prodotta dai nuovi impianti offshore entrati in esercizio dal 1° gennaio 2021. Le prime bozze prevedevano di includere nel calcolo solo il 40% della potenza prodotta, ma in questo modo il raggiungimento degli obiettivi sarebbe risultato più difficile.
È stato fissato, inoltre, un obiettivo di potenza per ogni Regione che andrà raggiunto entro il 2030 e prevede che il Governo possa intervenire esercitando i suoi poteri sostitutivi nel caso in cui le Regioni non si adeguino.
Cosa prevede il Decreto aree idonee
Nel Decreto viene concordato alle Regioni il potere di individuare le aree idonee all’installazione degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Le Regioni avranno il compito di coinvolgere anche i Comuni rispettare i limiti introdotti dal nuovo Decreto Agricoltura e la necessità di massimizzare le aree su cui installare gli impianti.
Dovranno quindi essere privilegiate le superfici edificate, come capannoni, parcheggi, aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica, ma anche “le superfici agricole non utilizzabili, compatibilmente con le caratteristiche e le disponibilità delle risorse rinnovabili, delle infrastrutture di rete e della domanda elettrica, nonché tenendo in considerazione la dislocazione della domanda, gli eventuali vincoli di rete e il potenziale di sviluppo della rete stessa".
Il testo del Decreto aree idonee approvato dalla Conferenza Unificata riconosce una potenza nominale aggiuntiva agli impianti geotermoelettrici e idroelettrici “pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. I parametri saranno definiti dal Gestore del Servizi Energetici (GSE).
Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha dichiarato: “Accogliamo con grande soddisfazione l’accordo in Conferenza Unificata, è un obiettivo raggiunto. Abbiamo sbloccato un decreto lungamente atteso, un nuovo tassello verso la decarbonizzazione”.
“Il Ministero - ha aggiunto - ha sempre promosso la via del confronto con le amministrazioni regionali e gli enti locali: solo con la piena condivisione, infatti, si potranno raggiungere gli 80 gigawatt aggiuntivi di rinnovabili, contemperando con pragmatismo lo sviluppo energetico, la difesa dell’ambiente e le esigenze di tutela del paesaggio”.
“Grazie al lavoro di mediazione svolto, oggi abbiamo un quadro chiaro di responsabilità per arrivare a un nuovo modello energetico al 2030, coerente con gli obiettivi PNIEC e con i tanti strumenti, penso al Decreto FER 2 ma anche al Decreto CER e a quello sull’agrivoltaico, costruiti per incentivare lo sviluppo delle rinnovabili” ha concluso il Ministro.
Immagine di copertina: Karsten Wurt
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