Certificazione parità di genere, cos’è e come ottenerla
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Certificazione parità di genere, cos’è e come ottenerla

Adottare misure contro il divario di genere comporta vantaggi per le imprese, tra cui la possibilità di ottenere una certificazione per i passi avanti compiuti.

La parità di genere come opportunità per le aziende. Adottare misure adeguate a ridurre il divario comporta una serie di vantaggi per le imprese, non ultimo la possibilità di ottenere una certificazione che attesti i passi avanti compiuti. Con il vantaggio di poter auspicabilmente innescare un circolo virtuoso, che moltiplichi i risultati a tutti i livelli.

Opportunità di carriera, parità salariale a parità di mansioni, tutela della maternità non sono che alcuni dei campi all’interno dei quali è necessario agire per sperare in una svolta reale. In quest’ottica, l’investimento del Pnrr “Sistema di certificazione della parità di genere” (Missione 5 Coesione e Inclusione – Componente 1 Politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione – Investimento 1.3), a titolarità del Dipartimento per le pari opportunità per 10.000.0000 di euro, ha l’obiettivo di accompagnare e incentivare le imprese ad adottare le opportune e necessarie policy mirate all’equità.


Identikit della certificazione della parità di genere

La certificazione della parità di genere è regolata dallalegge 5 novembre 2021, n.162 (legge Gribaudo), che ha modificato il decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198 (Codice delle pari opportunità), e dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234, art.1, commi 145-147 (legge di bilancio 2022).

Al rilascio della certificazione- che avviene su base volontaria e su richiesta dell’impresa-provvedono gli organismi accreditati presso Accredia (ai sensi del regolamento CE 765/2008), che operano sulla base della prassi UNI/PdR 125:2022.

Leggi anche >> Parità di genere: si parta dai diritti e dai servizi

Sviluppata con il fine di definire criteri e prescrizioni tecniche, la prassi prevede l’adozione di specifici indicatori, Key Performance Indicator (KPI), in relazione a 6 aree di valutazione per le differenti variabili che contraddistinguono un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere:

  • Cultura e strategia;
  • Governance;
  • Processi Risorse Umane;
  • Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda;
  • Equità remunerativa per genere;
  • Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Ogni area è contraddistinta da un peso percentuale, che permette la misurazione del livello dell’organizzazione e il relativo miglioramento nel tempo. Per avere accesso alla certificazione, l’organizzazione deve raggiungere il punteggio minimo complessivo del 60%. La certificazione ha validità triennale ed è soggetta a monitoraggio annuale.

L’Italia è l’unico Stato membro dell’Ue ad aver introdotto questo sistema come parte del proprio Piano nazionale. Secondo un recente rapporto del Gruppo dell’Alleanza dei socialisti e democratici al Parlamento europeo, il Belpaese è primo in Europa per la certificazione aziendale della parità di genere. Le certificazioni rilasciate, infatti, sono al momento 1632.

Dichiara il report: “Ancora molti problemi in questo campo vanno risolti, ma il sistema nazionale di certificazione della parità di genere introdotto dalla normativa italiana e inserito tra gli investimenti del Pnrr potrebbe rappresentare, se ben implementato, una svolta nel risolvere alcuni dei problemi di parità di genere in ambito lavorativo che ancora persistono, come il divario salariale, il bilanciamento tra vita e lavoro, le discriminazioni dirette e indirette sul luogo di lavoro, e l’accesso alle carriere e alle posizioni apicali”.


Piccole, medie e microimprese

Per facilitare il processo di certificazione alle piccole, medie imprese e microimprese, sono previsti contributi destinati sia a supportare servizi di assistenza tecnica e accompagnamento, che a sostenere i costi di certificazione.


Il panorama europeo

A livello internazionale, non esiste per ora uno standard ufficiale per la certificazione di genere nelle aziende. L’International organization for standardization (Iso), inserisce invece l’uguaglianza di genere nell’ambito della Iso 26000 Guidance on social responsibility.

Si tratta di un insieme di linee guida, che contiene una serie di raccomandazioni dirette alle aziende su come migliorare l’equilibrio di genere, per esempio garantendo la presenza di donne nelle posizioni manageriali e di vertice, parità di trattamento nei processi di assunzione, di avanzamento di carriera e parità salariale. In qualità di linea guida, non può essere certificata al pari di altri standard ISO, ma si pone piuttosto l’obiettivo di segnalare buone pratiche e supportare le aziende nell’identificazione di azioni concrete, da introdurre per migliorare l’uguaglianza di genere nella propria organizzazione.


Immagine di copertina: Markus SpiskeUnsplash

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