Europa e parità di genere, l’eredità del mandato Von Den Leyen
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Europa e parità di genere, l’eredità del mandato Von Den Leyen

Quanto è stato fatto in materia di parità di genere in Europa sotto il mandato Von Den Leyen, e quanto ancora resta da fare.

"L'Europa ha contribuito alla parità di genere. Per la trasparenza salariale, più donne nei consigli di amministrazione e libertà dalla violenza. Ma il percorso verso la piena uguaglianza è ancora lungo. Richiede attenzione e impegno ogni giorno. E da ognuno di noi” ha scritto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in occasione della Giornata internazionale della donna, fornendo una sorta di bilancio del suo mandato, in relazione ai passi ancora da fare.

In carica dal 1° dicembre 2019, la Commissione europea di Ursula von der Leyen è stata il primo esecutivo europeo a guida femminile. È stato, inoltre, il primo caratterizzato da un equilibrio di genere (tredici donne su ventisette membri) e il primo a prevedere un portafoglio dedicato esclusivamente all'uguaglianza. Si è assistito all'ascesa di molte donne in posizioni di vertice: oltre alla Presidente, anche 6 Vicepresidenti su 14 sono donne, mentre il Collegio di commissari è formato da 12 donne e 14 uomini.


 

La Convenzione di Istanbul

Il 1 ottobre 2023, l’Unione europea ha compiuto l’importante passo di aderire alla Convenzione di Istanbul, convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne. 

Con questa decisione, le istituzioni europee si sono impegnate in maniera ufficiale a prevenire e a combattere la violenza contro le donne in tutte le aree di propria competenza tramite iniziative politiche, risorse finanziarie e misure legislative, ampliando di fatto i margini di manovra delle istituzioni europea in materia.


 

Women on Boards

Secondo gli ultimi dati, nella media europea la presenza delle donne nei consigli di amministrazione è inferiore a un terzo. Inoltre, solo l'8% delle persone che ricoprono l'incarico di presidente nei consigli di amministrazione sono donne. Approvata alla fine del 2022, la direttiva europea sull'eguaglianza di genere nei consigli di amministrazione- Women on Boards- determina che, entro il 2026, le società europee quotate in borsa con almeno 250 dipendenti debbano fare in modo che il sesso sottorappresentato detenga almeno il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e almeno il 33% di tutti i posti di amministratore. 
 

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Gender gap pay

Attualmente, il divario retributivo di genere è di circa il 13% per la media europea, con picchi fino al 20% in alcuni Paesi. Tale divario è favorito, in molti casi, da una mancanza di trasparenza.
 

Una nuova direttiva dell’UE, entrata in vigore nel maggio 2023, impone in primo luogo una serie di obblighi informativi, da parte delle imprese, sui trattamenti salariali vigenti all’interno delle organizzazioni. La direttiva richiede inoltre che, sulle differenze salariali di genere, le imprese riportino regolarmente all’autorità competente, intraprendendo azioni correttive qualora queste superino il 5%. Infine, sono previsti risarcimenti per le vittime di discriminazione retributiva.


Lotta alla violenza contro le donne

In materia di lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, la proposta presentata dall’Ue si prospettava come molto ambiziosa, intendendo reprimere “ogni forma di violenza fisica, psicologica, economica e sessuale, anche esercitata attraverso l'uso delle reti digitali”. In seguito, tuttavia, le modifiche introdotte dal Consiglio hanno prodotto un testo finale fortemente diluito rispetto alla proposta iniziale.  
 

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Gender mainstreaming

Nel giugno del 2023, l'Istituto europeo per la parità di genere (Eige) ha pubblicato uno studio sul gender mainstreaming nei piani nazionali per la ripresa e la resilienza. Il gender maistreaming concerne le tematiche di genere (maschile e femminile) in relazione alla sfera del potere pubblico, internazionale, europeo e statale. 
 

Pur riconoscendo che la dimensione dell'uguaglianza di genere è presente nei piani nazionali, l’analisi riporta la difficoltà di compiere valutazioni sistematiche sulle risorse destinate a tale obiettivo. Da un lato, non è infatti presente una metodologia comunemente concordata, dall’altro, la maggior parte degli Stati membri non ha applicato strumenti di gender budgeting, misurabili e monitorabili.


I prossimi passi

Se molto è stato fatto dalla Commissione guidata dalla Von den Leyen, molto resta da fare. In materia di gender equality, il governo uscente lascia un'eredità che può essere considerato generalmente in linea con la Strategia per la parità di genere 2020-2025, resa pubblica a marzo del 2020. 
 

Nei prossimi anni occorrerà rafforzare l'impegno per dare piena attuazione alla Convenzione di Istanbul e porre un argine alle molte forme di violenza di genere; sarà necessario dare un forte impulso al mainstreaming, introducendo metodi di monitoraggio rigorosi e omogenei; bisognerà infine vigilare sull’effettiva applicazione delle nuove direttive. 

È auspicabile che le prossime elezioni- in programma dal 6 al 9 giugno (8-9 giugno in Italia) - portino alla composizione di un Parlamento e di una Commissione capaci di intensificare e finalizzare il lavoro compiuto in termini di parità e lotta alla violenza di genere, con tutti gli strumenti disponibili. 
    


Immagine di copertina: Marius Oprea, Unsplash

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