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Tra collezioni di upcycling e installazioni provocatorie, la settimana della moda milanese ha parlato di sostenibilità sulle passerelle.
Una Milano Fashion Week che ha fatto della sostenibilità il suo vessillo. La settimana della moda donna
conclusasi lo scorso 26 febbraio è stata, almeno nelle forme di protesta e
nella comunicazione, fortemente improntata a messaggi di sostenibilità ambientale e umana. La manifestazione è partita con la
provocatoria installazione
– realizzata da Factanza Media e Fondazione CESVI – che rappresentava
un’auto demolita da chicchi di grandine giganteschi. Su tutto campeggiava la
scritta Climate change doesn’t exist:
un messaggio che non ha bisogno di molte
spiegazioni.
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L’upcycling contro l’idea del “rifiuto”
Moda e proteste
Incentivare l’acquisto di capi in base alla loro stagionalità, però, è proprio l’essenza della Milano Fashion Week e delle settimane della moda di tutto il mondo. Manifestazioni che non esauriscono con questo il loro impulso alla iper-produzione di capi di abbigliamento. Anzi: le fashion week si accompagnano, come se non bastasse, a un turbinio di eventi dedicati ad appassionati e addetti ai lavori.
Presentazioni collaterali e feste, inevitabilmente, si traducono in una rassegna di outfit pensati per queste occasioni esclusive. Insomma, già ripensare la moda al di là delle collezioni stagionali appare futuristico. Il sistema è ben più articolato di ciò che appare come punta dell’iceberg e immaginare di rivoluzionarlo in pochi e semplici passaggi risulta quantomeno ingenuo. Perciò, ben vengano i messaggi forti in passerella, accompagnati da provocazioni e installazioni che non lascino indifferenti. A patto, però, di agire davvero, dopo.
Immagine di copertina: di Michael Lee su Unsplash
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