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Presentato alla stampa a Torino, lo scorso 22 gennaio, il nuovo Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile realizzato da Università di Torino, Politecnico di Torino, Università del Piemonte Orientale e Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Un polo che si propone come nuovo punto cardinale per un modello di alimentazione capace di rimettere al centro il valore del cibo, inteso come bene collettivo e concetto multidisciplinare, interconnesso alle grandi sfide attuali. Un luogo di ricerche e di studi dove l’agroalimentare non può essere scisso da ambiti valoriali quali l’ecologia, l’agricoltura e il consumo sostenibili, l’educazione sensoriale, l’economia circolare, l’innovazione tecnologica, politica e concettuale.
Il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile avrà sede a Pollenzo (CN) presso l’Università di Scienze Gastronomiche. Di qui, si svilupperanno i progetti collaborativi, implementati e realizzati nei laboratori specialistici di Unito, Polito, UniUPO e UniSG, secondo una logica di laboratorio diffuso, a partire dalle infrastrutture già presenti nelle sedi dei quattro Atenei piemontesi.
Ne parla a Nonsoloambiente il prof. Bartolomeo Biolatti, rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche.
Cosa si intende con
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Clicca quiIl riconoscimento del valore del cibo come motore per la transizione. In quest’ottica, come può il centro studi fare la differenza? Con quali strumenti e punti di forza rispetto all’esistente?
La produzione, lavorazione, distribuzione e consumo del cibo condizionano fortemente la salute del suolo, dell'ambiente e di tutte le forme di vita inclusa quella umana. Il cibo è quindi un elemento fondamentale per il successo della transizione ecologica. Il centro studi può fare la differenza rispetto all'esistente perché favorisce la convergenza, il confronto e la collaborazione dei tanti ricercatori distribuiti negli atenei e che spesso lavorano isolati, anche per la loro elevata specializzazione, trascurando l'approccio multidisciplinare che può dare un valore aggiunto ai loro progetti. Si lavorerà insieme in un centro diffuso, utilizzando le infrastrutture, i laboratori e gli strumenti sofisticati già presenti nei diversi atenei, e concordando l'acquisizione di nuove strumentazioni in modo da evitare i doppioni e le sovrapposizioni. Si darà vita ad un soggetto unico che avrà lo zoccolo duro negli atenei del Piemonte che, messi insieme, dispongono di tutte le competenze necessarie. Il sistema universitario piemontese si presenterà unito e competitivo in campo internazionale.
La collaborazione fra atenei sembra essere l’ottimo punto di partenza alla base del progetto. È previsto di estendere la partecipazione, in una prospettiva di mutuo arricchimento, ad altre realtà extra-accademiche?
Il centro studi sarà aperto anche agli atenei di altre regioni che siano interessati all'iniziativa, oltre che agli istituti di ricerca, istituzioni pubbliche e private che vogliano mettersi in gioco e contribuire alle tante iniziative già avviate o in fase di progettazione. La prima, molto importante, riguarda l'appello al governo per l'introduzione dell'educazione alimentare nelle scuole, finalizzata a salvaguardare la salute dei cittadini e a ridurre l'impatto del sistema alimentare sull'ambiente.
La conferenza stampa e l’appello di Carlo Petrini
Oltre al prof. Biolatti, alla conferenza stampa sono intervenuti Stefano Geuna, Rettore Università di Torino, Guido Saracco, Rettore Politecnico di Torino, Gian Carlo Avanzi, Rettore Università del Piemonte Orientale e Cristina Prandi, Vice-Rettrice per la ricerca delle scienze naturali e agrarie dell’Università di Torino.
Per l’occasione, è stato lanciato un appello del Presidente UNISG (e Presidente del neonato Centro Studi) Carlo Petrini per un nuovo sistema educativo alimentare, da sottoscrivere in forma individuale e collettiva: “Le scelte alimentari che compiamo più volte al giorno, se consapevoli, sono un’importante leva per cambiare lo stato di cose partendo dal quotidiano. Affinché ciò avvenga urge un importante investimento in educazione alimentare che fornisca alle giovani generazioni gli strumenti cognitivi per diventare protagonisti del loro futuro. L’educazione alimentare permette di comprendere il valore del cibo, il modo in cui viene prodotto, venduto e distribuito, così come le dinamiche sociali, economiche e ambientali che ne sottendono”, continua Petrini.
“Chiedo dunque che il Governo italiano inserisca l’educazione alimentare come insegnamento obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado, e come individuo mi impegno sin da ora a essere un agente positivo del cambiamento realizzando comportamenti alimentari virtuosi che contribuiscano a ricostruire un pianeta vivibile”.
Gli obiettivi del Centro Studi
Fra gli obiettivi del Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile c’è, appunto, la determinazione a portare avanti un’azione di sensibilizzazione delle istituzioni pubbliche affinché l’educazione alimentare e l’educazione a stili di vita consapevoli entrino in maniera organica nei curricula della scuola primaria e secondaria, attraverso un’azione di advocacy forte nelle sedi decisionali, che affianchi la proposta di strumenti di formazione degli insegnanti e degli operatori del settore.
Misurabilità, sostenibilità, circolarità, qualità e salubrità saranno le parole chiave che guideranno gli interventi e le progettualità del Centro, allo scopo di perseguire i seguenti risultati, interconnessi fra loro:
- Promuovere stagionalità e
località;
- Ridurre la plastica
all’interno della filiera alimentare;
- Ridurre gli sprechi;
- Promuovere un utilizzo
rigenerativo dei suoli;
- Rafforzare la biodiversità;
- Ridurre gli anelli della
filiera di produzione e trasporti delle merci;
- Aumentare l’apporto
proteico da fonti alternative alla carne;
- Tracciare e qualificare
sempre meglio il cibo;
- Promuovere l’educazione
alimentare nelle scuole favorendo il dialogo tra scienza e saperi
tradizionali;
- Promuovere la salute
attraverso il cambiamento degli stili di vita;
- Supportare e promuovere la costruzione di “politiche del cibo” alle diverse scale e in particolare quella regionale e locale.
Immagine di copertina: archivio UNISG
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