Imprese e innovazione: a che punto è la transizione?
Sostenibilità

Imprese e innovazione: a che punto è la transizione?

Primo rapporto dell’Osservatorio sulla transizione ecologica delle imprese italiane: tante le eco-innovazioni, ma servono più investimenti in ricerca e sviluppo.

Con un accordo tra il MASE - Direzione Sviluppo Sostenibile e un’associazione di enti privati, durante i più recenti Stati Generali della Green Economy è stato istituito l’Osservatorio sulla transizione ecologica dell’economia e delle imprese. Il board raccoglie rappresentanti di istituzioni di ricerca nazionali, associazioni rappresentative dell’industria italiana e parti sociali, esponenti del mondo scientifico e soggetti finanziari.

L’obiettivo è quello di indagare i potenziali di sviluppo e di innovazioni tecnologiche, già in fase di industrializzazione o produzione, che le imprese italiane utilizzano in ambito green economy.

Il primo Rapporto, pubblicato contestualmente al lancio dell’Osservatorio, racchiude una selezione di innovazioni che le imprese italiane hanno applicato in settori come la decarbonizzazione e la transizione energetica, l’edilizia sostenibile, l’agroalimentare, il circular waste management, la mobilità sostenibile, la gestione circolare delle acque e la bioeconomia. Contiene inoltre alcuni contributi dei componenti del board che indagano analisi ed iniziative in corso per lo sviluppo dell’innovazione tecnologica circolare.

I principali risultati

“La lettura di questa raccolta che comprende un campione significativo delle eco-innovazioni attuate da imprese italiane” commenta Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, introducendo il documento “evidenzia come, in diversi settori, la transizione ecologica sia un processo in atto, vasto e profondo e con grandi potenziali di sviluppo”.

Con alcuni gap.  L’Italia, infatti, investe ancora poco in ricerca e sviluppo:1,6% del PIL nella media 2019-2020 rispetto al 3,1% della Germania e al 2,3% della Francia. il Rapporto, infatti, sottolinea l’importanza di sostenere iniziative di ricerca e innovazione per le realtà attive nelle filiere strategiche della transizione ecologica in modo da favorirne la diffusione. È inoltre necessario accompagnare i processi di consolidamento degli operatori attivi lungo la filiera delle tecnologie avanzate e supportare l’identificazione di “campioni nazionali”.

Secondo i dati ISTAT, le imprese italiane sono maggiormente orientate verso l’adozione di innovazioni di prodotto e di processo con minor impatto ambientale. Tra il 2018 e il 2020, infatti, il 40,3% delle imprese innovatrici ha dichiarato di aver introdotto una o più innovazioni eco-sostenibili, e il 25,4% ha adottato innovazioni per l’efficientamento energetico.


Italia, punti di forza e debolezza

L’Italia risulta leader nella trasformazione del modo di fare impresa sotto molti punti di vista. I modelli di business circolari di alcune realtà possono rappresentare driver per conservare il vantaggio competitivo in settori strategici per il Paese.

Le tematiche di economia circolare teorizzate e sviluppate da oltre 20 anni, tuttavia, hanno diversi aspetti interpretabili. Questo rende difficile una messa a sistema di modelli, schemi, pratiche e attività circolari chiari. La pubblicazione - prevista nella primavera del 2024 - dello schema di norme ISO appartenenti alla famiglia 59000 servirà a stilare un linguaggio comune e un quadro concettuale omogeneo per restringere termini, misure e indicatori che rientrano nella circular economy.


Immagine di copertina: Leone VenterUnsplash

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