Il Ministero dell’Ambiente (MASE) ha approvato, con decreto n. 434, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Ecco le prime reazioni.
Il Piano, approvato Il 21 dicembre 2023, ha l’obiettivo di “implementare la prima e imprescindibile azione di sistema per l’adattamento e creare un documento guida, atto a stabilire le basi per una pianificazione a breve e lungo termine per l’adattamento ai cambiamenti climatici”.
La struttura del PNACC è suddivisa in diverse sezioni: il quadro giuridico di riferimento, il quadro climatico nazionale, gli impatti dei cambiamenti climatici in Italia e le vulnerabilità settoriali. Sono presenti, inoltre, quattro allegati di riferimento che approfondiscono specifici aspetti del Piano.
Il Ministero considera l’approvazione del PNACC un passo significativo verso la costruzione di un futuro più resiliente di fronte alle sfide climatiche incombenti, nonostante questo le reazioni degli ambientalisti non sono entusiaste.
WWF boccia totalmente il Piano, affermando duramente che è “inammissibile che dopo 7 anni si propongano ‘possibili opzioni’: i Piani si chiamano tali proprio perché operano scelte, specie a livello nazionale e sovraregionale”.
Ha però anche dichiarato che “il Piano va preso come un primo passo: ora però tocca ai decreti attuativi e agli organi di governance cercare di correggere gli evidenti limiti”, fra cui l’analisi degli impatti socioeconomici e la programmazione di azioni che vadano oltre il solo livello urbanistico e territoriale.
“Il Piano – considera inoltre il WWF a proposito degli aspetti finanziari – non individua nuove risorse, ma suggerisce l’uso di risorse esistenti, e questo appare sia insufficiente che velleitario, essendo oltretutto nota la tendenza della macchina a continuare a operare nel modo conosciuto, cioè senza davvero incamerare e rendere prioritari i fattori legati al cambiamento climatico”.
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha ricordato al Governo che “per attuare il PNACC sarà fondamentale stanziare le risorse economiche necessarie e ad oggi ancora assenti, non previste neanche nell’ultima legge di bilancio, altrimenti il rischio è che il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici resti solo sulla carta”.
“Sarà, inoltre, importante – aggiunge Ciafani – approvare un PNIEC, Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, con obiettivi più ambiziosi di produzione di energia rinnovabile e di riduzione di gas climalteranti al 2030; una legge sullo stop al consumo di suolo che ancora manca all’appello dopo oltre 11 anni dall’inizio del primo iter legislativo, semplificando anche la demolizione e la ricostruzione degli edifici esistenti ed entro tre mesi si emani il decreto che attiva l’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, con funzione di coordinamento tra i livelli di governo del territorio e dei vari settori”.
Il presidente di Legambiente ha inoltre affermato che “l’Italia è sempre più esposta alla crisi climatica che avanza e all’intensificarsi degli eventi meteorologici estremi che nel 2023 sono arrivati a quota 378, +22% rispetto all’anno precedente. Per questo è fondamentale che metta in campo una chiara e decisa strategia di prevenzione attuando al più presto le 361 azioni individuate nel Piano, tra cui le aree e vasche di esondazione e i processi di rinaturalizzazione dei bacini idrografici e dei versanti pe ridare spazi ai fiumi, per far sì che la nostra Penisola conviva nei prossimi anni con l’emergenza climatica evitando così di rincorrere le emergenze”.
Non si è fatto attendere, d’altro canto, il commento dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) che, per bocca del direttore scientifico Enrico Giovannini, ha dichiarato: “Per dare immediata e piena attuazione al Piano occorre che il Governo crei in tempi brevissimi la struttura di governance prevista dallo stesso Piano, così da trasformare gli obiettivi stabiliti in azioni concrete. Inoltre, va ricordato che il Pnacc non beneficia di specifiche risorse finanziarie: per questo, bisogna urgentemente valutare se e come gli investimenti previsti dal Pnrr o quelli finanziati da altri strumenti, come i fondi europei e nazionali per la coesione, possano contribuire alla realizzazione del Piano […] Le politiche di contrasto e di adattamento alla crisi climatica devono essere considerate prioritarie dal Governo, dalle Regioni e dai Comuni, per scongiurare disastri come quelli degli ultimi anni e rendere le nostre infrastrutture resilienti”.
Immagine di copertina: Matt Palmer
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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