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Durante la 113ª edizione della Festa del Bue Grasso a Carrù, sono emersi importanti dati sulla sostenibilità degli allevamenti di Fassone di Razza Piemontese SQN.
Carne sostenibile, anzi molto sostenibile. Durante 113ª edizione della Festa del Bue Grasso a Carrù, la prima che ha visto unite le quattro fiere dedicate a questa razza bovina, sono emersi alcuni dati sulla sostenibilità degli allevamenti di Fassone di Razza Piemontese SQN che invertono drasticamente la visione predominante sugli allevamenti di bovini. Spesso infatti vengono veicolate notizie su quanto le mucche e altri animali da allevamento contribuiscano alle emissioni globali di gas serra, ma si tratta di dati generali molto distanti dalla realtà degli allevamenti di bovini sostenibili come quelli di Fassone di Razza Piemontese che, tra l’altro, con una consistenza che supera i 300.000 capi, è la razza bovina autoctona meglio rappresentata sul territorio italiano.
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Clicca quiIn primis, perché gli allevatori di Fassone di Razza Piemontese sono, prima di tutto, agricoltori, che hanno dimensionato le loro attività in funzione dei terreni disponibili per la coltivazione dei foraggi e la gestione del letame. Una dinamica che si riflette anche oggi dai dati sull’utilizzo dei terreni: di 56.270 ettari di terreno, su cui si basa questo modello, il 46% è dedicato a prati e pascoli che giocano un ruolo cruciale nella conservazione del paesaggio e della biodiversità.
Con questa struttura sviluppata nel corso di una lunga storia “fatta di tradizione ma anche di innovazione” ha sottolineato Guido Groppo di Sommariva Bosco, presidente del Consorzio di Tutela della Razza Piemontese (Coalvi), gli allevamenti di Fassone non implicano rischi di inquinamento delle falde acquifere. E, complessivamente, non contribuiscono alle emissioni di gas serra, anzi funzionano da equilibratore, come ha spiegato Luca Varetto, responsabile scientifico di Coalvi, presentando il bilancio di sostenibilità del Consorzio durante la Festa del Bue Grasso: “Vorrei soffermarmi su un punto in particolare: tutti dicono che i bovini producono gas climalteranti, ma quello che non si dice è che quanto viene emesso dagli animali è largamente compensato dalla Co2 che viene assorbita dai prati per i foraggi che consumano, quindi ogni anno l'allevamento del Fassone porta via dall'atmosfera 550.000 tonnellate di C02, per dare un metro di paragone l’azienda di trasporto pubblico torinese ne libera 30mila all’anno”.
Un contributo dunque negativo alle emissioni di gas climalteranti che, secondo le stime di autorevoli istituti internazionali, sono prodotti in percentuali rilevanti degli allevamenti di bovini: secondo l’ISPRA dal settore agricolo arriva il 7% delle emissioni di gas serra italiane, circa 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. La maggior parte di queste emissioni, il 78%, deriva dagli allevamenti, in particolare da bovini (quasi il 70%).
Fonti: Coalvi, WWF, ISPRA, UNFCCC, UNEP, Ansa
Immagine di copertina: Nonsoloambiente.it
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