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Le aziende italiane di piccola e media dimensione puntano sempre di più sui criteri Esg ma ricorrono poco agli strumenti finanziari diversi dal credito.
I temi ESG assumono un ruolo sempre più rilevante nelle scelte strategiche e di investimento delle Pmi, ma solo una minoranza ha esteso la sostenibilità a tutta la strategia di impresa, perché questi percorsi da un lato implicano un aumento dei costi, dall’altro presentano diverse difficoltà burocratiche e di reperimento delle risorse finanziarie necessarie per metterli in atto. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, la maggior parte delle Pmi non ha mai fatto ricorso in Italia a strumenti finanziari diversi dal credito, ma potrebbe in futuro prenderli in considerazione. Sono questi i principali risultati emersi dalla ricerca “Pmi italiane, policrisi e finanza sostenibile: le opportunità per le imprese”, condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile, in collaborazione con Bva Doxa e Finlombarda con il sostegno di Bper e Enpalc. L’analisi, svolta tra maggio e luglio 2023 utilizzando le metodologie Cati/Cawi, ha coinvolto 450 micro, piccole e medie aziende attive nei settori agroalimentari, nell’industria, nella logistica e trasporti e nell’edilizia.
Ormai per oltre la metà delle piccole e medie imprese (il 56% del campione), la sostenibilità riveste un ruolo "molto importante" in azienda (una percentuale in forte crescita rispetto alla precedenza ricerca del 2020), quota che sale al 90% se si conteggia anche chi risponde "abbastanza" importante.
Il 17% delle imprese dice di aver integrato la sostenibilità nella sua strategia complessiva, mentre un altro 54% sta già lavorando in questa direzione. Il 19%, pur tentato, afferma di essere ancora lontano dal realizzare questo processo, il 10% non lo considera invece una priorità. In termini di orizzonte temporale, le aziende sono perlopiù orientate su strategie ESG di medio e lungo periodo (sette su dieci), anche perché l’80% ritiene che le iniziative di sostenibilità focalizzate solo nel breve termine comportino costi eccessivi.
Benefici e ostacoli dei percorsi di sostenibilità
Oltre a benefici economici (il 44% cita la riduzione dei costi e dei consumi grazie all'efficientamento energetico), le Pmi ritengono che perseguire iniziative e progetti sostenibili garantisca opportunità legate soprattutto alla competitività e alla reputazione, come la possibilità di acquisire nuovi clienti e mercati (32%), vantaggi in termini reputazionali (27%) e di marketing e comunicazione (26%), così come la fidelizzazione dei clienti dipendenti e il miglioramento del clima aziendale (25%) e l’accesso agevolato a finanziamenti e investimenti (23%).
Riguardo agli ostacoli derivanti da una maggiore attenzione ai temi di sostenibilità, emergono anzitutto le difficoltà burocratiche (47%) e il timore per costi di gestione più alti (46%), nonché problemi nel reperimento delle risorse economiche per finanziare i progetti (40%).
Tra i fattori abilitanti per la progettazione e l’avvio di iniziative di sostenibilità, accedere a forme di fiscalità agevolata è quindi l’aspetto ritenuto più significativo (il 90% è abbastanza o molto d’accordo), ma risulta rilevante anche la consulenza esterna per gli aspetti normativi (l’84% è abbastanza o molto d’accordo), per la ricerca di nuove risorse finanziarie, fondi e finanziamenti (oltre l’80% è abbastanza o molto d’accordo), nonché per farsi guidare nei temi della sostenibilità (l’80% è abbastanza o molto d’accordo).
Le Pmi e la nuova finanza, il rapporto non decolla
Per finanziare i progetti sostenibili, la maggior parte delle pmi guarda ancora alle banche, ma oltre la metà è aperta a nuovi strumenti finanziari, per ora però scelti solo dal 18% delle aziende. Ben il 47% delle Pmi si autofinanzia per sostenere le misure legate alla sostenibilità, il 23% ricorre al credito bancario, sempre il 23% a fondi statali e regionali (il 38% se si considerano solo le medie imprese), il 19% ai fondi europei (il 40% per le aziende di media dimensione), il 16% al credito bancario a condizioni agevolate per progetti sostenibili, come i mutui verdi, e il 14% (21% per le medie imprese) a strumenti finanziari diversi dal credito bancario (private equity, private debt, emissione di obbligazioni).
L’indagine conferma il carattere bancocentrico del mercato italiano: una Pmi su due non conosce o conosce solo superficialmente strumenti finanziari diversi dal credito e solo il 18% delle aziende intervistate vi ha già fatto ricorso. Al contrario, il 52% non li ha mai presi in considerazione, il 30% li ha valutati senza però adottarli. Tuttavia, la proposizione da parte degli operatori finanziari appare abbastanza diffusa (il 54% ha ricevuto proposte di strumenti diversi dal credito). Il quadro potrebbe cambiare in futuro, poiché oltre la metà delle Pmi esprime apertura in merito a nuovi strumenti finanziari. «In questo scenario è essenziale incrementare il tasso di conoscenza delle pmi rispetto ai criteri Esg e all'allineamento agli obiettivi dell'Agenda 2030», dice al riguardo Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile. «Gli strumenti finanziari ci sono: attraverso un'iniziativa di sistema a sostegno delle pmi, si possono ottenere rilevanti risultati sul piano dello sviluppo economico e della riduzione delle disuguaglianze».
La scelta dei partner finanziari per i progetti sostenibili si basa sulle condizioni di finanziamento e di accesso al credito (aspetto sicuramente rilevante e citato dal 46% delle aziende), ma anche su elementi come la trasparenza e la chiarezza delle proposte (43%), la reputazione (34%) e la competenza specifica in ambito Esg (30%). Il 39% delle aziende (dato che sale al 49% nel settore agroalimentare) ha chiesto consulenza alla propria banca per finanziare progetti sostenibili, ma nel 76% dei casi le soluzioni proposte sembrano non soddisfare completamente le aspettative.
Per la maggior parte delle Pmi le banche dovrebbero comunque ricoprire un ruolo centrale nel finanziamento dei progetti sostenibili: il 38% le vede come possibili partner nell’identificazione delle soluzioni finanziarie più idonee e il 36% auspica infine che promuovano in modo attivo le iniziative sostenibili delle imprese.
Immagine di copertina: Christiann Koepke, Unsplash
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14 Dicembre 2023Iscriviti alla nostra Newsletter!
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