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Dalla COP 28 Save the Soil indica la strada per rendere l’Italia e il mondo a prova di clima grazie alla gestione sostenibile del suolo.
Il suolo è una risorsa abusata, bistrattata, sottovalutata. Il suo stato di salute è drammatico, come evidenziano ancora una volta i numeri diffusi da ISPRA in vista della Giornata Mondiale del Suolo, occorsa come ogni anno il 5 dicembre. Eppure- sottolinea dal suo padiglione all’interno della COP28 di Dubai il Movimento Save the Soil- è fondamentale cambiare prospettiva e porre l’accento su un dato che può rivelarsi essenziale per l’esito della lotta al surriscaldamento globale: una recente analisi dello stesso movimento ha stimato che un suolo agricolo sano potrebbe sequestrare il 27% del carbonio necessario per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi. “Il suolo non è una vittima” avverte dal summit Save the Soil, interpellato sulla questione “ma una soluzione chiave per il cambiamento climatico”.
Il suolo al summit sul clima di Dubai
Quest'anno, alla COP28, il suolo ha visto crescere la sua importanza come possibile risposta alla crisi climatica.
In quest’ottica, il movimento Save The Soil ha organizzato una serie di tavole rotonde Padiglione Salva il Suolo, con relatori dell'UNCCD, della Banca Mondiale e del Programma Alimentare Mondiale, mentre il fondatore Sadhguru ha partecipato alle sessioni plenarie, incentrate sulla trasformazione dei sistemi alimentari e sulla finanza climatica.
"Mentre abbiamo altre soluzioni per il cambiamento climatico, come le risorse energetiche rinnovabili, non abbiamo alternative per il suolo e per ciò che ci fornisce, ovvero il 95% della nostra produzione alimentare, per i nostri 8 miliardi di persone, la regolazione del flusso dell'acqua e l'habitat del 25% della biodiversità globale" ha affermato la Prof.ssa Bridget Emmett, OBE, responsabile dell'Area Scientifica, Suoli & Uso del Suolo, Centro di Ecologia e Idrologia del Regno Unito, in occasione della tavola rotonda Salva il Suolo alla COP28.
Rivolgendosi al pubblico del padiglione Salva il Suolo, la dott.ssa Rosa M. Poch, presidente del Gruppo Tecnico Intergovernativo sui Suoli, ha dichiarato: "È giunto il momento di riconoscere che, occupandoci del suolo, il più grande ecosistema vivente del mondo, e prendendocene cura, potremmo trovare le risposte che abbiamo sempre cercato".
Per questo motivo, la raccomandazione politica generale di Save the Soil è quella di mantenere un minimo di 3-6% di sostanza organica nel suolo agricolo, in modo da garantirne la salute e la prosperità. In Italia, i terreni agricoli hanno in media solo il 2% di sostanza organica, ben al di sotto della soglia minima. Il movimento mira, dunque, a sostenere il Governo nell’adottare una politica del suolo.
Le Collettività Agricole del Carbonio: casi virtuosi per superare la vulnerabilità
Gli agricoltori piccoli e marginali sono tra i più vulnerabili agli eventi di shock climatico. Come sottolineato nel panel “Le Collettività Agricole del Carbonio: superare la vulnerabilità”, organizzato da Save the Soil a Dubai lo scorso 2 dicembre, ci sono tuttavia alcune buone notizie: le pratiche sostenibili di gestione del suolo possono rendere questi agricoltori a prova di clima, trasformando al tempo stesso le loro terre in un efficace bacino di accumulo del carbonio.
Le sfide legate al protocollo che devono affrontare nell’affacciarsi al mercato- particolarmente ostiche se approcciate a livello individuale- possono essere superate unendosi in collettività. Nel presentare diverse iniziative agricole, i relatori hanno riportato modelli di successo- già messi in pratica in differenti parti del mondo- nell’ambito dell’agricoltura sostenibile e rigenerativa.
Ad esempio, l’approccio dell’organizzazione egiziana Sekem, basato sul metodo biodinamico e sul pagamento dei servizi ecosistemici, ha migliorato i mezzi di sussistenza degli agricoltori, evidenziando l'importanza dei fattori sociali in un sistema che sia virtuoso ed efficace.
L’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori ha sottolineato l’importanza di allineare gli sforzi sul mercato del carbonio con le esigenze di sostentamento dei produttori.
“La cosa più importante che una singola persona può fare in materia di cambiamento climatico è non rimanere da solo” ha affermato Jochen Buchmaier, Amministratore delegato di HUMUS+, programma di agroecologia che ha diffuso con successo pratiche sostenibili integrate in Austria e Slovenia. Opinione condivisa da Venkat Rasa, direttore del progetto Isha Outreach, che ha testimoniato l’impatto trasformativo dell’organizzazione degli agricoltori sotto la struttura legale delle società di produttori agricoli in India, a vantaggio di milioni di agricoltori “Il risultato principale del movimento è stato il cambiamento di mentalità da Io a Noi[...]. Il modello Isha Outreach è stato replicato in tutto il Paese, adottato da quasi 10.000 organizzazioni di produttori”.
Immagine di copertina: Ufficio Stampa Salva il Suolo
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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