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Fibra di legno di faggio e tessuti progettati per una biodegradabilità accelerata sono le nuove frontiere per una tecnica che evoca tradizione e seduzione.
Pizzo, trine e merletti sono lavorazioni che possono essere proiettate nel futuro? La risposta è, naturalmente, sì. Ci sono aziende che, già da qualche tempo, indagano una nuova dimensione per queste antiche tecniche; una dimensione che unisce tradizione e consapevolezza ambientale. Non è, infatti, solo una questione di tecnologie intersecate con una sapienza antica, ma anche di immaginario.
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Clicca quiEleganza proiettata al futuro
Si è parlato della sostenibilità per la biancheria intima, della necessità di soddisfare requisiti estetici e di praticità, di resistere ai frequenti utilizzi e lavaggi. Caratteristiche che anche il pizzo deve avere senza, contestualmente, rinunciare alle qualità intrinseche di eleganza e seduzione. Ricami sapienti realizzati da mani esperte, capaci di intessere in modo poetico e delicato. Una dimensione a cavallo tra artigianato, sartorialità e moda, che richiede una considerevole dose di fantasia e tecnica. Basterebbero i nomi di tipologie e lavorazioni a dimostrare quanto il pizzo sia evocativo: chantilly, macramé e Valenciennes portano con sé uno storytelling corposo.
I materiali: le novità più significative
Acquistare lingerie in pizzo significa farsi trasportare dal racconto di artigianalità e maestria che interseca la seduzione. Perciò, come preservare il portato emotivo di una lavorazione estremamente romanticizzata che fa parte del prodotto stesso? Le possibilità che vengono fornite dalla sperimentazione in questo ambito sono diverse e con sensibili margini di crescita. Tra i materiali che si stanno indagando, la novità più entusiasmante è rappresentata dalle fibre di legno di faggio e di eucalipto. Tra le più di utilizzate nel settore, sono fibre estratte dalla cellulosa di due alberi molto resistenti, una volta tessute, risultano morbide, setose e traspiranti.
La tradizione dei ricami
La delicatezza del pizzo è da sempre associata alla lingerie, alla seduzione, ma anche a riti come il matrimonio. Porta con sé un’idea di classe d’altri tempi: le camicie delle nonne, i veli nuziali, le sottovesti dal retrogusto (oggi) vintage. E anche la produzione di tessili per la casa, come tende e tovaglie con inserti in pizzo, si associa alle spiccate suggestioni ancien régime. Questa lavorazione incarna, dunque, la tradizione sotto molteplici aspetti, che oggi si rinnova attraverso nuovi scenari di sostenibilità.
Circolare e biodegradabile
A tal proposito, emblematica è la diffusione di tessuti realizzati in poliammide con biodegradabilità accelerata. Lo studio sul filato consente di preservare il capo durante il suo ciclo di vita, rendendolo resistente ai lavaggi e all’usura. Inoltre, i tempi di smaltimento e decomposizione sono sorprendenti: in ambiente adeguatamente attrezzato e con un corretto processo di smaltimento, sono richiesti circa cinque anni. In pratica, un ventesimo del tempo che richiede un poliammide di tecnologia meno avanzata.
Oltre le fibre
Ma non si tratta esclusivamente dell’utilizzo di materiali innovativi. La sostenibilità è la sommatoria di numerosi criteri distribuiti su tutta la filiera produttiva. Perciò, innovazione e attitudine green si esplicano anche nei processi, nelle tecniche e nei macchinari utilizzati. Così come un ruolo determinante giocano anche il consumo di acqua e le colorazioni tessili utilizzate: tutti elementi che contribuiscono a definire l’impatto della produzione. Basti pensare che la lavorazione della fibra estratta dal legno di faggio può richiedere quantità di acqua venti volte inferiori ai procedimenti tradizionali. Non è un caso che molte aziende impegnate nella produzione pionieristica di pizzi ecologici abbiano acquisito marchi e certificazioni internazionali che ne decretano la sostenibilità. Filiere tanto più sostenibili quanto più trasparenti, che possano permettere di tracciare a ritroso la catena di valore del capo acquistato. E, solo in questo modo, la tradizione può abbracciare il cambiamento e andare incontro a nuove modalità di produzione.
Immagine di copertina: Art Avdija, Unsplash
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