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L’Europa rinnova l’autorizzazione al glifosato, dopo il nulla di fatto del voto degli Stati membri. Intanto in USA, pesante sconfitta in tribunale per Bayer.
La decisione è presa: la Commissione europea ha annunciato lo scorso 16 novembre che rinnoverà l’autorizzazione del glifosato nell’Unione europea fino al 2033. L’annuncio giunge al termine di un iter che ha generato discussioni e polemiche, e in seguito a una votazione degli Stati membri in cui non è stata raggiunta la maggioranza qualificata richiesta. Sette Paesi astenuti (tra cui Francia, Germania e Italia), diciassette a favore e tre contrari non hanno, infatti, garantito il risultato di quindici Stati e almeno il 65 per cento della popolazione dell’Unione europea necessari a far pendere l’ago della bilancia in un senso o nell’altro.
L’attuale autorizzazione per il controverso erbicida, rinnovata nel 2017 per cinque anni e poi prorogata di un ulteriore anno, scade il prossimo 15 dicembre. In assenza di un voto favorevole o contrario a maggioranza qualificata dei ventisette, la deliberazione è dunque spettata alla Commissione, che aveva l’obbligo di esprimersi prima di tale “data di scadenza”.
Preoccupazioni attorno al principio di precauzione
La multinazionale farmaceutica Bayer, che ha acquisito la Monsanto nel 2018, ha salutato favorevolmente l’annuncio della Commissione europea: “Il rinnovo ci permette di continuare a fornire una tecnologia importante agli agricoltori dell’Unione europea”.
Opposto il parere degli ambientalisti, che non hanno fatto mancare i loro avvertimenti prima e dopo il voto. Nelle scorse settimane, tredici associazioni ed Organizzazioni non governative della società civile italiana (tra cui Isde, Legambiente, Lipu, Slow Food, FederBio) avevano rivolto una lettera ai ministeri competenti, esprimendo la loro preoccupazione per il possibile rinnovo.
Secondo Greenpeace, il 16 novembre è stato “un giorno triste per l’Europa: si è persa l’occasione di vietare un erbicida che comporta rischi per la salute ed effetti tossici sull’ambiente. Il governo italiano ora ha il dovere di fare il possibile a livello nazionale per proteggere la salute dei cittadini e l’ambiente”.
Anche in vista della scadenza, negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli studi sui possibili rischi per la salute umana legati all’uso del glifosato, classificato nel 2015 come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” (A2) dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Effetti collaterali che si sommano ai danni comprovati agli ecosistemi, al suolo, alle falde acquifere, alla biodiversità.
La risoluzione sembra, quindi, andare controcorrente rispetto al principio di precauzione presente nella normativa europea nel campo dei fitofarmaci, che vorrebbe che un prodotto non venisse utilizzato se ci sono sospetti fondati che esso possa essere nocivo e finché non ci sono le prove che non lo sia.
Dal lato suo, a sostegno della decisione, la Commissione ha citato un recente rapporto dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), in base al quale il livello di rischio non arriva a giustificare un divieto del glifosato.
Le misure precauzionali
L’approvazione presenta alcune misure precauzionali. Innanzi tutto, resta il diritto dei singoli Paesi Ue di scegliere di proibire totalmente il glifosato, come ad esempio nel caso del Lussemburgo, o limitarlo fortemente, come nel caso della Francia.
In seconda battuta, il rinnovo è della durata di 10 anziché di 15 anni, come solitamente previsto per questo tipo di sostanze, e prevedrà l’imposizione di “nuove condizioni e restrizioni” al suo utilizzo, sulla base delle eventuali analisi emergenti sull’impatto dell’erbicida.
Nell’ambito della sua proposta di rinnovo dell’approvazione del glifosato, la Commissione ha incluso inoltre diverse nuove condizioni, tra cui:
- il divieto di utilizzo come essiccante, con l'intento di controllare il momento del raccolto o di ottimizzare la trebbiatura;
- la fissazione di limiti massimi per 5 impurità nel glifosato (cioè nel materiale prodotto);
- l'obbligo per gli Stati membri di prestare particolare attenzione ad aspetti specifici nell'effettuare valutazioni del rischio (ad esempio, la protezione dei piccoli mammiferi erbivori, come le arvicole, e delle piante non bersaglio, come i fiori selvatici);
- l’obbligo per gli Stati membri di stabilire misure di attenuazione del rischio per garantire che gli organismi non bersaglio e l'ambiente sono protetti.
- la fissazione di tassi massimi di applicazione che non possono essere superati a meno che l'esito della valutazione del rischio effettuata per gli usi specifici per i quali è richiesta l'autorizzazione dimostri che un tasso più elevato non comporta effetti inaccettabili sui piccoli mammiferi erbivori.
“Se emergono prove che indicano che i criteri di approvazione non sono più soddisfatti” afferma la Commissione nella sua nota “può essere avviata in qualsiasi momento una revisione dell’approvazione”.
USA, condanna per Bayer
A pochi giorni dal rinnovo dell’autorizzazione ai prodotti a base di glifosato in Europa, negli Stati Uniti la Bayer ha subito una pesante sconfitta in una delle azioni legali intentate da alcuni agricoltori americani.
Un tribunale ha infatti condannato la multinazionale tedesca a pagare oltre 1,5 miliardi di dollari a tre persone che dichiarano di essersi ammalate di cancro a causa dell’uso del Roundup, prodotto di punta della Monsanto, a base di glifosato. Un argomento in più in favore del principio di precauzione? Intanto, per far fronte ai 160mila processi intentati e alle eventuali ulteriori condanne al risarcimento, il colosso ha accantonato 16 miliardi di dollari.
Immagine di copertina: Christian Lue, Unsplash
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