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Uno studio mette in luce gli ostacoli che le imprese europee di piccola e media dimensione devono affrontare nel mercato degli investimenti sostenibili.
Le piccole e medie imprese faticano a raccogliere capitali nel mercato della finanza per sostenere i propri progetti nell’ambito della sostenibilità, principalmente a causa di una burocrazia ancora troppo complessa e costosa. Secondo uno studio di Eurochambres e SMEunited, condotto per la Commissione Europea coinvolgendo 2.141 aziende operative nei 25 Stati dell’Unione, se da un lato negli ultimi due anni quasi il 60% delle aziende del campione ha effettuato investimenti nella transizione sostenibile, solo il 35% delle risorse messe in campo è stato finanziato da fonti esterne.
Tra l’altro, la finanza green partecipa al 16% dei finanziamenti esterni a cui ricorrono le Pmi, mentre nel 70% dei casi la sostenibilità è sostenuta da sovvenzioni e programmi di sussidio. Queste procedure, però, sono considerate dai diretti interessati in molti casi onerose e con tempi lunghi di attuazione. Alla luce di queste considerazioni, Eurochambres e SMEunited sottolineano l’urgenza di interventi normativi e fiscali volti a incentivare la capacità delle banche di finanziare i programmi ESG delle Pmi comunitarie.
Le Pmi si stanno attrezzando tra l’altro per operare sul mercato seguendo i principi di sostenibilità promossi dall’Unione europea. Il 12% del campione dello studio afferma di produrre volontariamente report sulla sostenibilità e di poter contare su rating che certificano la solidità della propria strategia e dell’operato in termini di principi ESG. Ben il 30% delle aziende interpellate ha inoltre istituito sistemi di gestione ambientale per organizzare i propri processi nel rispetto dei principi green e della legislazione di riferimento.
Nonostante questo, le Pmi di dimensioni più grandi, precisa il rapporto, risultano in maggioranza ancora non pronte per ottemperare agli obblighi previsti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive, nonostante gli standard per le informazioni relative alla sostenibilità che le imprese dovranno integrare nei propri bilanci siano state rese meno rigide nel corso dell’anno dalla Commissione europea.
Ma non è tutto: anche quegli obblighi di rendicontazione a cui devono sottostare le grandi aziende e le banche sono da questi soggetti richiesti alle Pmi, in quanto clienti (nel caso degli istituti finanziari) o attori della propria catena del valore.
L’indagine sottolinea dunque la necessità di:
- mettere a punto uno standard di rendicontazione più semplice per le Pmi;
- definire delle linee guida per prestiti e strumenti finanziari sostenibili;
- ripensare la tassonomia eliminando quegli ostacoli che oggi impediscono alle piccole imprese di ottenere finanziamenti green (come il GAR, il Green Asset Ratio);
- snellire la progettazione e attuare dei programmi di sovvenzione statale, in modo da renderli più efficaci.
Immagine di copertina: Krisztina Papp, Unsplash
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