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L’ambiziosa proposta di regolamento sugli imballaggi, approvata in Commissione ambiente UE, punta su riduzione e riuso. Reggerà in Parlamento? La discussione a fine novembre.
Potenziale rivoluzione nell’ambito degli imballaggi. La commissione Ambiente dell’Unione Europea ha recentemente approvato una proposta di regolamento che orienta le sue misure alla progressiva eliminazione del monouso, attraverso la promozione del riutilizzo e della riduzione in materia di rifiuti.
Una stretta decisa sui micro-imballaggi, nuove norme per promuovere il riuso nel settore del take-away, parametri per un packaging più leggero, nuovi target per il contenuto minimo di materiali riciclati negli imballaggi sono fra i punti cardinali del testo licenziato dalla Commissione Ambiente, che promette grandi cambiamenti. Per diventare effettivo, tuttavia, esso deve ancora essere votato nella plenaria del Parlamento europeo e iniziare, in seguito, il negoziato con il Consiglio Ue.
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Clicca quiI contenuti principali della proposta
In linea con i princìpi reali di economia circolare e con la cosiddetta “piramide dei rifiuti” - che mirano ad anteporre politiche di prevenzione, riduzione e riuso al riciclaggio ex-post - la proposta prevede molte e differenti vie per limitare la diffusione e l’utilizzo di imballaggi:
- Addio ai micro-imballaggi: entro il 31 dicembre 2027, stop al packaging monouso utilizzato negli alberghi per cosmetici, prodotti per l’igiene di meno di 50 ml per i prodotti liquidi e meno di 100 g per i prodotti non liquidi;
- Stop a imballaggi monouso per alimenti e bevande destinati al consumo nei locali del settore alberghiero, della ristorazione e del catering (vassoi, piatti e bicchieri usa e getta, sacchetti, scatole), con alcune eccezioni, ad esempio in ambito sanitario;
- Divieto di vendita di sacchetti di plastica leggeri (inferiori a 15 micron), a meno che non siano necessari per motivi igienici o vengano forniti come imballaggio primario per alimenti sfusi;
- Obiettivi specifici di riduzione dei rifiuti per gli imballaggi in plastica: 10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2040.
- Obiettivi specifici, fissati al 2030 e al 2040, affinché la parte in plastica degli imballaggi contenga percentuali minime di contenuto riciclato, a seconda del tipo di packaging;
- Definizione di una serie di criteri per il riuso di imballaggi, tra cui un numero minimo di riutilizzi (da definire in una fase successiva);
- Possibilità di portare il proprio contenitore riutilizzabile presso i distributori finali di bevande e cibi da asporto nel settore HORECA (Hotellerie, Restaurant & Cafè;
- Divieto dell’uso di PFAs (forever chemicals) e del bisfenolo A aggiunti negli imballaggi a contatto con gli alimenti. Si tratta di sostanze con effetti potenzialmente negativi sulla salute;
- Garanzia da parte dei Paesi dell’UE della raccolta differenziata del 90% dei materiali da imballaggio entro il 2029.
- Per ogni Stato membro, riduzione dei rifiuti di imballaggi di plastica prodotti pro-capite (rispetto a quelli prodotti pro-capite nel 2018) del 10% entro il 2030, del 15% entro il 2035, del 20% entro il 2040.
- Istituzione, entro il 2024, di un osservatorio europeo sul riutilizzo, per monitorare l’attuazione delle misure previste dal regolamento.
Le critiche del governo italiano
Produrre meno rifiuti grazie alla prevenzione e al riuso: un proposito universalmente celebrato come potenziale giro di vite verso la transizione ecologica europea in tema di packaging? In realtà, non mancano i detrattori della proposta, tra i quali figura il Governo italiano, preoccupato per le ripercussioni che essa potrebbe avere per l’industria del riciclaggio del Belpaese, leader a livello europeo per investimenti e risultati.
"Il voto in Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sul regolamento imballaggi conferma le nostre preoccupazioni: si continua ad andare verso un sistema che non valorizza il modello vincente italiano, ma che lo mette a rischio", ha commentato il ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. "Continueremo la nostra battaglia in tutte le sedi comunitarie per difendere le ragioni di una filiera innovativa, che supera i target Ue con diversi anni di anticipo, che dà lavoro tutelando l'ambiente e affermando i più avanzati principi dell'economia circolare".
I commenti delle associazioni
“Sebbene il testo sia stato notevolmente diluito rispetto alla proposta originale della Commissione” ha dichiarato Joan Marc Simon, Direttore-Fondatore di Zero Waste Europe, “riteniamo che questo rappresenti il miglior risultato possibile in questo momento”.
Più critiche altre associazioni: secondo lo European Environmental Bureau, ad esempio, “un regolamento sugli imballaggi indebolito sopravvive al tentativo di decimare le sue ambizioni ambientali”.
La posizione dell’Unione europea
Secondo dati dell’Unione Europea, nel 2018 l'imballaggio ha generato nell'Ue un fatturato di 355 miliardi di euro. Si tratta, d’altro canto, di una fonte di rifiuti in costante aumento: il totale dell'Ue è passato da 66 milioni di tonnellate nel 2009 a 84 milioni di tonnellate nel 2021. Nel 2021, ogni europeo ha generato 188,7 kg di rifiuti di imballaggio all'anno, una cifra destinata ad aumentare a 209 kg nel 2030, in assenza di misure contenitive e correttive.
Supportare il riciclo con il riuso per migliorare le performance ambientali del comparto, dal momento che “gli imballaggi stanno aumentando più velocemente della capacità di riciclo” è, dunque, la mission espressa dall’Unione attraverso il provvedimento.
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