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Aumenta il numero degli italiani che ricorrono alle soluzioni di mobilità condivisa a zero emissioni. I dati del “Rapporto nazionale sulla sharing mobility”.
Lo sviluppo della sharing mobility, gli investimenti per l’ammodernamento del sistema di trasporto pubblico e l’affermazione delle motorizzazioni elettriche rappresentano i punti centrali del piano di decarbonizzazione della mobilità nel nostro Paese. Come spiegato nel corso del convegno “Lesscars drives decarbonization”, organizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility (promosso dal Ministero infrastrutture e Trasporti, dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile) in collaborazione con CDP, da qui al 2030 si potrebbe assistere a una riduzione di 18 milioni di tonnellate di gas serra emesse ogni anno se:
- si assisterà a un consistente ampliamento dell’elettrificazione dei veicoli in circolazione, con almeno 6,6 milioni di elettriche e ibride plug-in sulle strade italiane;
- il tasso di motorizzazione privato si ridurrà di 4,5 milioni di auto rispetto ad oggi, raggiungendo le 600 auto ogni 1.000 abitanti (contro le attuali 683);
- l’offerta di trasporto pubblico e di servizi di mobilità condivisa aumenterà del 30%.
«Il settore della mobilità condivisa è reduce da un 2022 che ha visto aumentare il numero degli italiani che ricorrono alle sue soluzioni, un trend che prosegue anche nel 2023», ha spiegato Luca Refrigeri, data analyst dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility.
Rapporto nazionale sulla sharing mobility, i principali dati
Il numero di noleggi totali, si legge nel settimo “Rapporto nazionale sulla sharing mobility”, è cresciuto del 41% rispetto al 2021, per un totale di circa 49 milioni di viaggi, dato che supera abbondantemente i numeri pre-pandemici (del 77%sul 2019). Si allarga anche l’offerta nelle città italiane, con un numero di servizi attivi passati dai 190 del 2021 ai 211 del 2022, mentre i mezzi sono saliti da 89mila a 113mila, una flotta oltretutto composta per il 95% da mezzi a zero emissioni.
«Il fatturato complessivo generato dal settore del vehicle sharing in Italia ha così superato i 178 milioni di euro, con un incremento del 38% rispetto al 2021 e più che raddoppiando il dato del 2020», ha detto sempre Refrigeri. «Una crescita robusta determinata da un lato dall’uscita definitiva dalle restrizioni introdotte con la pandemia, dall’altro da un deciso incremento dell’offerta e della domanda di servizi di micromobilità». La quota più alta del giro d’affari spetta infatti sì al car sharing (quasi 73 milioni di euro), ma non molto lontano si posiziona ora il monopattino-sharing con un fatturato di oltre 65 milioni di euro, in aumento del 48%. Seguono il bike sharing (circa 27,5 milioni) e lo scooter sharing (12,5 milioni).
I comuni italiani capoluoghi di provincia al cui interno è attivo un servizio di condivisione di veicoli sono sempre di più- 67 in totale- di cui la maggior parte, però, sono ancora concentrati nel Nord del Paese. Questi servizi sono infatti attivi almeno in uno del 77% dei comuni nel settentrione, del 50% al centro e del 48% al sud e sulle isole (in ripresa però, dal momento che in tre anni hanno guadagnato 15 punti percentuali). Milano si conferma la capitale della sharing mobility italiana sia dal punto di vista della domanda, sia dell’offerta di servizi: i noleggi complessivi sono stati 14,8 milioni a fronte di una flotta di 30.700 veicoli a disposizione degli utenti. Dietro il capoluogo lombardo si posiziona Roma, con 12 milioni di noleggi e 29.300 mezzi della flotta in sharing.
Micromobilità a zero emissioni, è boom
Analizzando la micromobilità a zero emissioni, i viaggi registrati dai servizi di bike sharing, scooter sharing e monopattino-sharing hanno superato lo scorso anno quota 43 milioni unità. Il bike sharing free-floating cresce del 108%, lo scooter sharing elettrico del 42%, i monopattini in sharing del 39% e il bike sharing station based del 24%.
Anche le flotte si ampliano: la quota della micromobilità sul totale arriva al 95%, pari a 107mila veicoli leggeri, «poco ingombranti e a zero emissioni, che permettono ai cittadini di spostarsi in maniera più veloce e contribuiscono ad una maggiore sostenibilità ambientale». L’unica nota dolente arriva dallo scooter sharing: l’abbandono del mercato da parte di alcuni importanti player internazionali ha comportato la chiusura di 12 servizi su 22 e la diminuzione del 45% nel numero di veicoli disponibili.
Il car sharing free-floating vive invece una fase di trasformazione strutturale con una percorrenza media passata dai 7,4 km/noleggio del 2019 ai 12,2 del 2022, e una durata media addirittura triplicata (da 32 a 109 minuti/noleggio). Sembra dunque prevalere il suo utilizzo più per gli spostamenti medio-lunghi che per tratte di breve durata. Il numero di viaggi inoltre non è ancora tornato ai livelli prepandemici: circa 6,1 milioni nel 2022, in leggera crescita rispetto al 2021 (+7%) ma molto al di sotto dei livelli nei confronti del 2019 (-50%), anche perché la flotta di veicoli è scesa da 5.400 a 4.600 auto.
La centralità dell’intermodalità: il caso RFI
Il futuro della mobilità condivisa passa infine anche da una maggiore integrazione con le altre modalità di spostamento dei cittadini, a partire dalle ferrovie. «Utilizzare un mezzo condiviso in abbinamento al treno sta diventando un’opportunità di grande rilevanza», ha confermato Luigi Contestabile, responsabile Strategie di Sviluppo Stazioni di RFI. «Ad oggi contiamo più di 250 stazioni ferroviarie coperte da servizi di sharing mobility, una modalità di spostamento che contribuisce in maniera significativa a promuovere l’intermodalità».
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