Dubbi sul mito della crescita verde da parte della comunità scientifica: un recente articolo contesta non solo che sia possibile, ma anche che sia auspicabile. E propone alternative.
Crescita verde. L'espressione rappresenta la formula maggiormente promossa tra i responsabili politici e le istituzioni internazionali - tra cui la Banca Mondiale, l’Unione Europea e l’OCSE - per integrare gli obiettivi di sostenibilità nel vivere e nell'agire comune. Tuttavia, un crescente numero di ricerche svolte dalla comunità scientifica mette in discussione l’idea che la crescita verde a lungo termine sia davvero possibile, o addirittura auspicabile.
L’articolo
“Shades of green growth
scepticism among climate policy researchers”,
pubblicato su Nature Sustainability da un team di ricercatori dell’Institute of
Environmental Science and Technology, Universitat Autònoma de Barcelona, della
ESCP Business School, della Graduate School of Economics and Management, Ural
Federal University, e dell’Università di Malaga, mostra un chiaro trend: sempre
più ricercatori sottolineano la necessità di dare priorità alla sostenibilità,
alla giustizia sociale e al benessere umano, anche quando questo significa
una riduzione del consumo materiale e dell’attività economica.
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Clicca quiIl paper
Il paper è stato realizzato nell’ambito del progetto “CAPABLE. ClimAte Policy AcceptaBiLity Economic framework“, coordinato dalla Fondazione CMCC. L'iniziativa mira a fornire raccomandazioni resilienti e soprattutto praticabili per la progettazione di politiche climatiche socialmente ed economicamente accettabili per il 2030 e oltre.
Il
documento mostra un diffuso scetticismo tra i ricercatori di politiche
climatiche nei Paesi ad alto reddito nei confronti del concetto di crescita
verde. Al suo posto, indica alternative considerate più desiderabili.
Il paradigma della post-crescita
È in questo contesto che il paper introduce nella sua analisi il paradigma economico della “post-crescita”, che sostiene come il perseguimento di una crescita economica infinita sia incompatibile con i confini del pianeta e delle risorse.
In estrema sintesi, i ricercatori sostengono che - oltre una certa soglia - dare priorità al PIL sia fuorviante, poiché i costi sociali e ambientali legati al perseguimento di un’ulteriore crescita possono superare i benefici. Con l'aumento degli indicatori di reddito e di benessere, si incrementa dunque tra gli intervistati l'opinione che siano necessari modelli economici alternativi per dare alla società la possibilità reale di raggiungere la sostenibilità e il benessere a lungo termine.
Il
documento mostra che lo scetticismo nei confronti della crescita verde è più
diffuso tra i ricercatori dei Paesi ad alto reddito rispetto a quanto ci si
potrebbe aspettare a partire dalla narrazione istituzionale e politica.
Decrescita o acrescita
Secondo quanto riporta il documento, gli studi sulla post-crescita si sono evoluti in ventaglio di prospettive che possono rientrare in due categorie principali: decrescita e acrescita.
Il primo termine indica la necessità di una riduzione del consumo materiale e dell’attività economica nei Paesi ad alto reddito, per ottenere società più sostenibili e socialmente giuste.
Il secondo, invece, rappresenta l’idea del cosiddetto “agnosticismo della crescita”. Qui, la posizione centrale è che i politici dovrebbero essere neutrali riguardo alla crescita economica poiché- essendo il PIL insufficiente a misurare il benessere- potrebbe produrre risultati positivi o negativi per l’ambiente o gli obiettivi sociali.
Ne risulta che l'attenzione dovrebbe, invece, essere posta sull’introduzione di politiche ambientali ambiziose per raggiungere obiettivi di sostenibilità, mantenendo o migliorando il benessere sociale. Se ciò porti a una crescita economica, è potenzialmente irrilevante per i sostenitori dell'acrescita.
I risultati del sondaggio
Entrando nel dettaglio, il sondaggio della ricerca rivela che:
- Il 73% dei 764 ricercatori intervistati ha indicato le opzioni di acrescita o decrescita preferibili a quella della crescita verde;
- Ci sono notevoli differenze nel grado di scetticismo a seconda del Paese e della disciplina di ricerca dei ricercatori intervistati;
- L’86,1% dei ricercatori dell’Unione Europea ha espresso livelli molto elevati di scetticismo nei confronti della crescita verde; i ricercatori nordamericani sono meno propensi a sostenere posizioni di decrescita rispetto a quelli di altri Paesi OCSE; oltre la metà dei ricercatori provenienti da Paesi non OCSE, soprattutto BRICS, ha espresso opinioni in linea con una prospettiva di crescita verde.
“I risultati dell’indagine hanno anche implicazioni per la politica climatica: in termini di strumenti politici, i sostenitori della crescita verde sono a favore dei sussidi all’innovazione mentre i sostenitori della decrescita preferiscono la regolamentazione diretta” si legge in conclusione al paper. “I nostri risultati sottolineano l’importanza di promuovere un dialogo più inclusivo e diversificato sullo sviluppo sostenibile, che vada oltre il paradigma della crescita verde”.
Immagine di copertina: Isaac Smith, Unsplash
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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