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Immagine: Vladimir Morozov, Google Creative Commons
Insieme a Germania, Portogallo, Stati Uniti, a tre anni dalla firma del trattato il nostro Paese deve ancora pubblicare politiche aggiornate che bloccano gli investimenti sui combustibili fossili. Lo ha rivelato "Promise Breakers", rapporto pubblicato da Oil Change International.
Un rapporto pubblicato da Oil Change International, intitolato "Promise Breakers", rivela che l'impegno preso nella Dichiarazione di Glasgow, assunto a margine del vertice delle Nazioni Unite sul clima del 2021, sta già spostando circa 5,7 miliardi di dollari all'anno dai combustibili fossili verso l'energia pulita. Tuttavia, alcuni Paesi strategici, tra cui Germania, Italia e Stati Uniti, non hanno mantenuto le loro promesse.
Un bilancio dopo la Dichiarazione di Glasgow
La Dichiarazione di Glasgow è stata firmata da 39 paesi e istituzioni durante la COP26 e si impegnava a porre fine all’impiego di risorse di finanza pubblica internazionale per lo sfruttamento dei combustibili fossili entro l’anno 2022, e spostare i finanziamenti verso l'energia pulita. Questo rapporto disponeva la prima valutazione dell’impegno degli Stati aderenti dopo il 2022, quindi una verifica degli impegni assunti da tutti i firmatari.
Secondo il rapporto, otto dei sedici firmatari ad alto reddito hanno adottato politiche che soddisfano ampiamente le promesse fatte a Glasgow, spostando appunto 5,7 miliardi di dollari all'anno dai combustibili fossili verso l'energia pulita. Altri quattro firmatari hanno adottato politiche che limitano ulteriormente il sostegno ai combustibili fossili, ma presentano alcune scappatoie o non rispettano la scadenza del 2022. Infine, quattro firmatari, tra cui Germania, Italia, Portogallo e Stati Uniti, devono ancora pubblicare politiche nuove o aggiornate.
Promise Breakers, cosa contiene
Il rapporto "Promise Breakers" contiene una valutazione dettagliata delle politiche di ciascun firmatario e fornisce raccomandazioni per il miglioramento delle performance di spesa. Sottolinea, inoltre, l'importanza di aumentare i finanziamenti per l'energia pulita invitando, ancora oggi, gli Stati firmatari a rafforzare il loro impegno e porre quindi fine a una finanza internazionale legata ai combustibili fossili.
Questa strategia che lega ancora gran parte del mondo ai combustibili fossili è stata oggetto di critiche perché contrasta anche con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sottoscritto nel 2015. Il rapporto "Promise Breakers" evidenzia che, dal 2016 al 2021, sono stati destinati 422 miliardi di dollari all’attività alimentata con combustibili fossili, a fronte di soli 173 miliardi di dollari riservati l'energia pulita.
Anche per questo, gli autori del rapporto hanno ribadito, sottolineandolo, che la transizione verso l'energia pulita è fondamentale per affrontare la crisi climatica e raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Hanno anche incoraggiato gli Stati mondiali a rispettare e incrementare i propri impegni per porre fine alla finanza che spinge ancora verso i combustibili fossili: l’obiettivo è evitare conseguenze disastrose per il clima e la sicurezza globale.
Adam McGibbon, autore principale e stratega delle finanze pubbliche di Oil Change International, ha dichiarato: "Le nostre ricerche mostrano che, sebbene la Dichiarazione di Glasgow sia una storia di successo che ha un impatto concreto nel ridirigere i finanziamenti che escludono i combustibili fossili, alcuni Paesi come gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia hanno “rotto la loro promessa”. Questi Stati - ha proseguito Adam McGibbon - devono attuare immediatamente politiche per mantenere la promessa fatta a Glasgow, eliminando il sostegno finanziario pubblico ai combustibili fossili, o affrontare una crescente attenzione internazionale come infranti promesse in materia di politica climatica".
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