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Immagine: Soumadeep Das
Il numero di uccelli presenti sul territorio europeo è in diminuzione da tempo. Uno studio conferma come agricoltura intensiva, urbanizzazione e cambiamenti climatici siano i principali responsabili.
L’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti, che caratterizza l’agricoltura intensiva, è già stato oggetto di denuncia da parte del WWF, che ha parlato di “Pandemia Silenziosa”. Ora uno studio fa luce anche sulla correlazione tra queste sostanze e la diminuzione del numero di uccelli in Inghilterra e nel resto d’Europa.
800 milioni di uccelli in meno rispetto agli anni ‘80 volano oggi nei cieli del nostro Continente. Una diminuzione che, finalmente, ha anche una spiegazione, grazie allo studio “Farmland practices are driving bird populations decline across Europe”, pubblicato su PNAS. L'analisi è frutto di un’ampia collaborazione scientifica europea alla quale hanno partecipato Elisabetta de Carli di FaunaViva e Guido Tellini Florenzano di Dimensione Ricerca Ecologia Ambiente (DREAM).
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Clicca quiIl team di esperti ha evidenziato come l’agricoltura intensiva giochi un ruolo importante in questo senso, anche se non si tratta dell’unica responsabile.
Secondo lo studio, il numero di uccelli selvatici è diminuito di un quarto dal 1980, se si guarda alla popolazione generale. Ma, focalizzandosi sulle specie che sono solite sorvolare terreni agricoli, si nota come il numero risulti addirittura dimezzato.
In particolare, è stata indagata la risposta di 170 specie di uccelli all’influenza antropica, focalizzandosi in particolar modo sul ruolo giocato dall’intensificazione dell’agricoltura, dalla diminuzione delle foreste a favore dell’urbanizzazione e dai cambiamenti climatici.
Gli uccelli che vivono nelle zone agricole sono diminuiti del 56,8%, ma anche quelli “urbani” non se la passano bene, con un decremento pari al 27,8%, contro quello del 17% subito dagli uccelli che vivono nelle foreste.
Appare dunque chiaro come i volatili che si nutrono di insetti e invertebrati provenienti da terreni agricoli risultino i più penalizzati, facendo emergere il ruolo di pesticidi e fertilizzanti, ma è innegabile come anche altri fattori incidano sulla diminuzione dei volatili europei.
Le costruzioni moderne in città, ad esempio, non offrono più spazi di nidificazione alle specie urbane, mentre la diminuzione del 39,7%, che ha colpito le specie del nord, avvezze al freddo, è da correlare al surriscaldamento del clima.
Secondo i ricercatori, solo la rapida messa in atto di una riforma agricola e di misure atte a contrastare il cambiamento climatico possono invertire la tendenza, salvando migliaia di specie volatili.
Il fenomeno, del resto, non interessa soltanto i volatili e soltanto il territorio europeo: recentemente, uno studio dell’Università di Belfast ha messo in luce come quasi la metà delle specie animali del pianeta stia vedendo diminuire il proprio numero di esemplari.
Una perdita gravissima per il nostro pianeta, un fenomeno che ha assunto il nome di “defaunazione” e che necessita di essere contrastato su scala globale.
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#SustainableTalks: Giobert
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