Complice la pandemia, il mercato delle obbligazioni a impatto sociale è in forte crescita e si avvicina ai 500 miliardi di euro. Lo mette in luce un’indagine di Goldman Sachs Asset Management.
Gli investitori finanziari europei sono sempre più interessati ai social bond. Complice la pandemia di Covid-19, quello dei prestiti obbligazionari a impatto sociale è oggi un mercato in forte crescita che vale a livello internazionale 464 miliardi di euro, un terzo circa rispetto al comparto dei green bond (1,5 trilioni di euro). Nel 2019 son stati stati emessi in totale 50 social bond, mentre nel 2020- quando i governi di tutto il mondo hanno aumentato le emissioni per finanziare programmi volti a salvaguardare la salute pubblica e mitigare i danni della pandemia- il numero è addirittura più che quadruplicato, salendo a quota 227 obbligazioni, per arrivare poi a 468 bond nel 2021 e a 491 nel 2022. È quanto emerge dalla ricerca “Investing in Inclusive Growth”, realizzata da Goldman Sachs Asset Management tra dicembre 2022 e febbraio 2023 sulla base delle risposte di 722 tra amministratori delegati, responsabili degli investimenti ESG e gestori di portafoglio attivi in 11 mercati europei, Italia compresa.
Un tempo prodotti di nicchia del reddito fisso, i social bond stanno ora entrando nel mainstream degli investimenti in quanto valida alternativa alle obbligazioni convenzionali, in grado oltretutto di dirottare i capitali in progetti socialmente utili, come l'assistenza sanitaria a prezzi accessibili per una platea più ampia di beneficiari e la riduzione della disparità di reddito.
I driver della crescita delle obbligazioni social
I principali motori della crescita dei social bond sono stati gli emittenti legati ai governi, così come alle banche multilaterali di sviluppo. Il primo social bond sovrano è stato ad esempio emesso dall'Ecuador nel 2020 e ha raccolto 400 milioni di dollari per fornire mutui ipotecari a un tasso di interesse preferenziale a famiglie a basso e medio reddito, come parte di un programma governativo volto ad aumentare l'accesso ad alloggi convenienti e dignitosi.
La maggior parte delle obbligazioni a impatto sociale sono state emesse in euro, a conferma di come l'Unione Europea e i suoi principali Stati membri siano oggi tra i più importanti promotori di questa tipologia di investimenti.
La loro rapida espansione è dunque stata resa possibile, si legge nel rapporto di Goldman Sachs Asset Management, “dalla domanda di social bond da parte degli investitori, soprattutto europei”, come evidenziato anche dall’alta percentuale di intervistati nell’indagine che si sono dichiarati interessati a questa asset class.
In effetti il 29% degli interpellati ha dichiarato di investire già in social bond, mentre il 36% ha affermato di essere interessato. Dunque, quasi due terzi ha espresso un interesse effettivo per l’allocazione nel segmento, spiegando la scelta soprattutto per il potenziale impatto sociale della tipologia di prodotti finanziari e perché questi investimenti rispondono all’impegno di politiche sostenibili più attive.
Su una scala da 1 (poco importante) a 5 (molto importante), gli intervistati hanno affermato che queste due ragioni rappresentano i driver più importanti degli investimenti attuali e potenziali, con un punteggio identico (4,1). Elevate aspettative di rendimenti finanziari hanno ottenuto invece un punteggio medio più basso (2,8).
Più prodotti, più diversificazione e più rendicontazione
Tra i principali ostacoli allo sviluppo del comparto dei social bond vengono indicati la carenza di prodotti finanziari ad oggi disponibili, un mercato ancora poco diversificato e il timore di inciampare in casi di social washing.
Attualmente solo pochi gestori offrono infatti un fondo dedicato ai social bond. Goldman Sachs Asset Management ritiene però che il mercato sia ormai abbastanza ampio e diversificato da rendere questa tipologia di obbligazioni un valido complemento all’attuale esposizione al reddito fisso degli investitori.
Il loro potenziale di crescita li renderà inoltre bond sempre più interessanti per una gamma più ampia di investitori. Per quanto concerne la diversificazione, ad oggi a prevalere sono le emittenti legate ai governi o sovranazionali, mentre è ridotta la presenza delle istituzioni finanziarie.
Il gap dovrebbe comunque colmarsi nel tempo, sottolinea Goldman Sachs, così come avvenuto per i green bond. Stesso discorso per le valute, con l’euro ad oggi prevalente ma con il dollaro che, secondo il player dell’investment banking, presto guadagnerà quote di mercato. Come per il greenwashing, anche per il social washing, infine, la richiesta degli investitori è quella di un sistema di rendicontazione delle attività finanziate sempre più dettagliato e trasparente.
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