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Immagine: K. P. D. Madhuka, Unsplash
Un nuovo studio dell'Università di Belfast ha dimostrato che quasi la metà delle specie sulla Terra sta numericamente diminuendo. Una perdita di biodiversità a causa antropica molto più allarmante rispetto a quanto stimato finora. Cosa fare per ricostruirla?
Il 22 maggio si è celebrata la Giornata Mondiale della Biodiversità. “Dall’accordo all’azione: ricostruire la biodiversità”il tema scelto per il 2023, nel tentativo di portare la riflessione su un piano il più possibile concreto, che permetta nei fatti una rigenerazione degli ambienti danneggiati. Di lavoro da fare ce n'è molto, come sottolineano i dati realizzati recentemente e diffusi proprio in occasione della ricorrenza. L'analisi“More losers than winners: investigating Anthropocene defaunation through the diversity of population trends”, pubblicato su Biological Reviews da alcuni ricercatori della School of Biological Sciences della Queen’s University Belfast, ha dimostrato che la perdita globale di biodiversità a causa antropica è molto più allarmante rispetto a quanto stimato in precedenza.
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Lo studio, estremamente articolato e completo, ha esaminato nel tempo i cambiamenti nella densità di popolazione di oltre 70.000specie di animali in tutto il mondo. I risultati dimostrano che quasi la metà delle specie sulla Terra sta attualmente subendo un calo delle dimensioni della popolazione.
Si tratta di un'erosione di biodiversità mai rilevata, che coinvolge tutti i continenti, con declini maggiori nelle popolazioni animali che vivono nelle aree tropicali.
Dal punto di vista metodologico, i ricercatori hanno effettuato un’analisi su scala globale di una diversa misura del rischio di estinzione, denominati population trends, che indicano se il numero di esemplari della popolazione delle specie sta diminuendo, rimane stabile o aumenta nel tempo.
Tale approccio ha permesso di determinare che “l’entità della crisi di estinzione è considerevolmente più grave di quanto mostrato dalla misurazione tradizionale basata sulle categorie di minaccia, con un allarmante 48% delle specie in declino verso l’estinzione e solo il 3% che mostra segnali di ripresa”.
Lo studio ha inoltre rilevato che il 33% delle specie attualmente considerate “sicure” dalle categorie di conservazione IUCN sta di fatto declinando, verso il rischio di estinzione.
Perché misurare la defaunazione
Secondo una definizione riportata da Tracking Extinction, la defaunazioneè “la progressiva scomparsa di una specie e delle popolazioni che la compongono. Un declino lento e progressivo nel numero di individui all'interno di un habitat o di un ecosistema”.
Si tratta di un fenomeno che tende a passare inosservato, ma che può rivelarsi inesorabile preludio di rischio di estinzione. “Le estinzioni sono precedute da un progressivo declino delle popolazioni nel tempo, che lascia “impronte” demografiche in grado di allertarci sulle traiettorie delle specie verso l’estinzione” scrivono gli autori del rapporto.
Ne consegue che misurare la defaunazione contribuisce a delineare un quadro più preciso della perdita di diversità biologica in corso, rispetto a metodi più comuni come gli indicatori delle specie a rischio estinzione.
Commentando i dati, Pincheira-Donoso, docente senior di biologia evolutiva e macroecologia e ricercatore principale del progetto, ha sottolineato che “Questo nuovo metodo di studio e analisi su scala globale fornisce un quadro più chiaro sulla reale portata dell’erosione globale della biodiversità che l’approccio tradizionale non può offrire. Il nostro lavoro è un drastico allarme sull’attuale portata di questa crisi che ha già impatti devastanti sulla stabilità della natura nel suo insieme, sulla salute e il benessere umano”.
Come agire per ricostruire la biodiversità
Anche a fronte delle nuove evidenze, agire per preservare e rafforzare la biodiversità deve essere una priorità delle agende politiche e non solo.
In occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità 2023, ad esempio, la Convention on Biological Diversity ha diffuso 22 Azioni per la Biodiversità, che esortano i singoli individui e i gruppi locali a fare quanto in proprio potere per contribuire a rigenerare gli ecosistemi, a supporto delle necessarie strategie internazionali o nazionali di tutela e ripristino.
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