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Gli adempimenti legati al mondo della sostenibilità rappresentano oggi una “to do list” vincolante per le aziende. In questo ambito il legislatore, europeo e italiano, ha tentato di consegnare agli Stati membri un pacchetto di direttive e raccomandazioni, allo scopo di standardizzare la condivisione delle informazioni.
Gli adempimenti legati al mondo della sostenibilità rappresentano oggi una “to do list” vincolante per le aziende, non soltanto in termini di investimenti, di impegni concreti, ma anche di comunicazione e condivisione delle strategie, degli obiettivi prefissati e dei risultati raggiunti (o non raggiunti).
Sono infatti molte le aziende che per legge devono redigere il bilancio di sostenibilità, ma sono altrettanto numerose le aziende che condividono per iniziativa “personale” tutte le informazioni in ambito sostenibilità e CSR. In questo ambito il legislatore, europeo e italiano, ha tentato di consegnare agli Stati membri un pacchetto di direttive e raccomandazioni con l’obiettivo di standardizzare la condivisione di tali informazioni.
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Clicca quiAnalizzando il percorso disegnato dal legislatore, si possono evidenziare alcune tappe fondamentali:
1987: la World Commission on Environment and Development (WCED) pubblica il rapporto “Our Common Future”. Con questo documento viene condivisa una definizione di sviluppo sostenibile, ossia lo “sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”;
2014: la Direttiva 2014/95/UE sancisce l’obbligo per alcune imprese di predisporre il cosiddetto bilancio di sostenibilità o DNF -Dichiarazione di carattere non finanziario “contenente almeno le informazioni sociali e ambientali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani e alla lotta contro la corruzione attiva e passiva”.
2015: oltre 193 Stati sottoscrivono l’Agenda 2023 della Nazioni Unite, che presenta i famosi 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile;
2022: l’Unione Europea pubblica la Corporate Sustainability Reporting Directive, un aggiornamento della DNF. Si istituisce così un nuovo modello a cui le aziende dovranno far riferimento per condividere con gli stakeholder le politiche e le strategie messe in atto sul piano ambientale, sociale ed economico.
La CSRD è fondamentale perché dichiara apertamente quali informazioni legate al mondo della sostenibilità possono essere etichettate come “greenwashing”. Inoltre, la direttiva impone alle aziende la valutazione e la validazione da parte di un ente terzo delle informazioni inserite nel documento.
Le nuove norme si applicheranno a tutte le imprese e società quotate in mercati e con un percorso graduale alle PMI. Questo allargamento delle realtà “colpite” dalla normativa porterà la rendicontazione di sostenibilità sullo stesso piano di quella finanziaria.
2023: la proposta “Green Claim”, presentata dall’Unione Europea a marzo, ha l’obiettivo di dare corpo e veridicità alle informazioni utilizzate dalle aziende come slogan per comunicare il proprio impegno nel rispetto dell’ambiente. Le informazioni, inoltre, dovranno essere – secondo la direttiva- fondate su evidenze scientifiche riconosciute.
Oggi, dunque, non è possibile dichiarare che esista un unico quadro di riferimento per rendicontare le informazioni in ambito di sostenibilità, per quanto esistano framework come i GRI Standards o gli Standard SABS. Tuttavia, è possibile guardare con ottimismo agli sviluppi futuri in quanto il numero di aziende che, anche in modo spontaneo, condivide le informazioni ESG è cresciuto notevolmente negli ultimi anni.
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