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Immagine: Darrel Und, Pexels
Le tecnologie verdi sono sempre più centrali per accompagnare la transizione ecologica. Ma cosa implica la disuguaglianza tra Nord e Sud nella distribuzione di questi asset?
La transizione energetica passa attraverso l’impiego di tecnologie che possono ottimizzare i processi, mitigare il cambiamento climatico e rendere più sostenibili interi comparti.
Se, da una parte, l’investimento verso lo sviluppo di queste tecnologie continua a crescere, dall’altra c’è un gap tecnologico molto forte tra il Nord e il Sud del mondo.
Secondo il rapporto pubblicato da UNCTAD, la conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, la disuguaglianza nell’accesso e la distribuzione delle tecnologie green è crescente e sempre più netta. Questo gap potrebbe avere un peso ancora più rilevante nei prossimi anni.
La distribuzione degli asset tecnologici nel mondo
Le tecnologie green come l'intelligenza artificiale, l'Internet of Things e i veicoli elettrici sono in crescita costante: si stima che questo mercato possa valere circa 9,5 trilioni di dollari entro il 2030.
Il rapporto Technology and Innovation 2023 pubblicato dall’UNCTAD mette in luce un particolare risvolto di questa faccenda: la maggior parte dei benefici derivanti dalle tecnologie green sono destinate ai Paesi più sviluppati.
Entrando nello specifico, tra il 2018 e il 2021, l’export totale di tecnologie verdi dai Paesi sviluppati è passato da 60 miliardi a oltre 156 miliardi di dollari. Nello stesso periodo, le esportazioni dai Paesi in via di sviluppo sono passate da 57 a soltanto 75 miliardi di dollari.
In altre parole, la quota di export globale dei Paesi in via di sviluppo è passata dal 48% a meno del 33%.
I dati del rapporto UNCTAD
Il rapporto UNCTAD valuta la predisposizione dei Paesi alle tecnologie di frontiera, classificando 166 Stati con un “indice di predisposizione” basato su cinque elementi costitutivi: diffusione delle tecnologie di frontiera, competenze, attività di ricerca e sviluppo (R&S), attività industriali e accesso ai finanziamenti.
L'indice mostra che i Paesi dell'America Latina, dei Caraibi e dell'Africa subsahariana sono i meno pronti a utilizzare le tecnologie di frontiera e sono quelli che, più di tutti, rischiano di pagare il prezzo del divario con il Nord.
I Paesi più pronti sono, invece, Stati Uniti, Svezia, Singapore, Svizzera e Paesi Bassi. La Cina risulta essere il Paese in via di sviluppo con l’indice migliore, classificato al 35esimo posto, prima di Brasile (40), India (46) e Sudafrica (56).
Perché è importante per i Paesi in via di sviluppo agire per colmare il gap
La crisi economica innescata dalla pandemia e le tensioni geopolitiche stanno mettendo a dura prova i progressi economici dei Paesi in via di sviluppo.
Agire ora per colmare il divario per l’accesso alle tecnologie può essere determinante per vincere la battaglia contro il cambiamento climatico: questo è un punto fermo del report UNCTAD, che racchiude le proposte per accorciare il gap tra Nord e Sud.
In particolare, nel prologo del rapporto, ci sono le azioni più rilevanti da mettere in campo per appiattire il divario. Nello specifico, UNCTAD suggerisce un approccio strategico per i Paesi del Sud per accedere alle tecnologie green con il giusto tempismo. Agire velocemente è molto importante, per colmare le disuguaglianze globali e accedere a tecnologie strategiche come blockchain, droni, editing genetico, nanotecnologie ed energia solare.
In particolare, dai dati emerge che sono pochissimi i Paesi in via di sviluppo che, ad oggi, possono trarre benefici da queste tecnologie, considerate ai primi posti per “indice di preparazione alle tecnologie di frontiera”.
Per migliorare questo dato, è necessario il supporto internazionale e la cooperazione globale per garantire efficienza e coerenza tra gli accordi internazionali sul commercio e l’accordo di Parigi.
Il Technology and innovation report 2023 è disponibile per la consultazione qui.
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