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Immagine: Frimufilms, Canva
La mobilità elettrica è al centro del dibattito politico in Italia e in Europa. Ma a che punto siamo veramente e cosa possiamo aspettarci nei prossimi anni?
La green mobility è uno dei capisaldi della transizione ecologica. A sostegno delle tesi di chi vuole elettrificare la mobilità c’è sicuramente la necessità di abbattere l'impatto del settore trasporti che, ad oggi, è responsabile in Italia del 25,2% delle emissioni di gas a effetto serra e 30,7% delle emissioni di CO2.
A fronte di questo bisogno, anche l’Unione Europea ha deciso di intervenire in modo massiccio, con una proposta molto divisiva che ha prestato il fianco alle critiche da parte dei più scettici: il divieto, a partire dal 2035, di vendere auto nuove con motori 100% termici.
Ad oggi, questa decisione sembrerebbe essere in bilico, per via delle pressioni politiche di alcuni Stati UE, tra cui l’Italia. La Commissione europea ha, infatti, proposto la vendita di nuove auto con motori a combustione interna dopo il 2035, ma solo se alimentate con e-fuel (combustibili sintetici) a impatto climatico zero.
A prescindere dalle decisioni che verranno prese nelle sedi istituzionali e delle opinioni personali, vale la pena capire quale sia la reale situazione della mobilità elettrica oggi, guardando esclusivamente ai numeri.
Il 2022: l’anno nero della mobilità elettrica in Italia
Il 2022 è stato uno degli anni peggiori in assoluto per la vendita di auto in Italia. Secondo i dati UNRAE, nel 2022 sono state vendute 1.316.702 vetture, con una perdita di oltre 141.000 auto rispetto al 2021 (-9,7%). Il numero di auto vendute nel Paese non è lontano dal minimo storico di 1.304.500 immatricolazioni registrate nel 2013.
Tra le auto vendute in Italia, solamente il 3,7% di queste sono elettriche pure, percentuale in calo rispetto al 2021 dello 0,9%. Numeri migliori per l’ibrido plug-in, che registra un 5,1% (+0,4% sul 2021).
Per rapportare questo parametro ad altri Paesi europei, l’Italia è attualmente al 18esimo posto su 26 per quota di mercato delle auto full electric (3,7%), contro il 12,1% della media dell’Unione Europea.
Il contesto, però, è fondamentale per capire la portata del dato. Ad esempio, le vendite di auto elettriche nel 2019, ultimo anno pre-pandemia, si attestavano intorno allo 0,5% delle vendite, con 10.566 immatricolazioni. In numeri assoluti, l’elettrico era stato preferito all’ibrido plug-in, scelto dallo 0,3% degli automobilisti. Un anno dopo, le immatricolazioni BEV hanno registrato un 2,3%, con un incremento di oltre il 200% rispetto all’anno precedente.
Questi dati possono essere letti in modi diversi. Da una parte, prima della pandemia, l’elettrico ha vissuto un momento di crescita e di presenza, seppur timida, sul mercato. Le immatricolazioni sono sempre cresciute fino al 2022, l’annus horribilis del settore automotive.
Dall’altra, in termini assoluti, le auto elettriche circolanti sul mercato sono ancora pochissime rispetto al parco circolante. Secondo i dati ACEA, in Italia ci sono oltre 39,8 milioni di auto in circolazione sulle strade: solo una piccolissima parte di queste è alimentata completamente a batteria.
In più, in Italia c’è uno dei parchi circolanti più vecchi d’Europa, con un’età media delle auto che si aggira intorno ai 12 anni.
Quante sono le colonnine di ricarica in Italia
Parlando, invece, dell’infrastruttura di ricarica, secondo i dati Motus-e, nel 2022 erano presenti in Italia 36.772 punti di ricarica, distribuiti in 19.334 colonnine. I punti di ricarica nel 2022 sono cresciuti di 10.748 unità, con un tasso di crescita del +41%. Questo dato è interessante se comparato al 2021, dove i punti di ricarica sono aumentati “solo” del 35% rispetto all’anno precedente.Tra i punti di ricarica, l’88% è in corrente alternata (AC), mentre il 12% in corrente continua (DC).
Aspetto critico per le installazioni di colonnine in autostrada, definita da Motus-e come “fortemente in ritardo”: alla fine del 2022, sono stati registrati soltanto 496 punti di ricarica ad uso pubblico in autostrada.
I motivi delle resistenze verso l’elettrico
Le cause delle resistenze degli automobilisti italiani verso l’elettrico sono diverse. Secondo molti analisti, una delle cause principali della battuta di arresto nella vendita di veicoli elettrici nel 2022 è da ricercare nella scarsa incisività degli incentivi.
Nel 2022 gli incentivi statali per l’acquisto delle auto elettriche erano destinati solo ai privati e di importo decisamente basso rispetto al costo medio più elevato di un’auto full electric.
Ad aggravare il quadro, la mancanza di materie prime e i tempi di attesa molto lunghi per acquistare un’auto. In più, l’inflazione e le difficoltà economiche del periodo hanno contratto i consumi, spingendo le famiglie al risparmio.
Un’altra resistenza comune all’elettrico è da ricercare nella natura stessa di questi veicoli e nell’autonomia delle batterie. Sebbene le case automobilistiche stiano investendo molto nello sviluppo della tecnologia, l’autonomia media di una city car è decisamente inferiore ai 500 km, al contrario dei modelli di alta fascia, con autonomie più ampie, ma prezzi più proibitivi.
Infine, un altro elemento di resistenza risiede nella presenza di colonnine, distribuite in modo diseguale sul territorio nazionale, con una concentrazione nelle regioni settentrionali.
Le soluzioni per semplificare la transizione verso la mobilità elettrica
Non esistono ricette magiche per convincere gli italiani ad investire nell’elettrico. Secondo l’Osservatorio Mobilità e Sicurezza organizzato da Continental Italia, il 76,8% degli italiani intervistati si è dichiarato interessato a partecipare al processo di transizione.
La criticità riscontrata dall’Osservatorio risiede in due aspetti: i costi e l’infrastruttura di ricarica. Probabilmente l’avanzamento tecnologico e il mercato troveranno una soluzione a queste criticità: per il momento, la mobilità elettrica in Italia ha ancora molto potenziale inespresso e tanta strada da fare.
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