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Immagine: Andrew Teoh su Unsplash
La risposta alla crisi climatica è rallentata e resa più complicata dalla gestione delle continue emergenze legate al clima stesso, riporta una recente analisi. Come interrompere questo loop, verso una transizione ecologica reale e inclusiva?
La lotta strategica ed efficiente alla crisi climatica è rallentata dalle continue emergenze legate al clima stesso. Un paradosso estremamente logico, come afferma un dettagliato rapporto dell'Institute for Public Policy Research (IPPR) e Chatham House, recentemente analizzato dal Guardian. “Si tratta di un circolo vizioso: le conseguenze della crisi distolgono l’attenzione e le risorse dall’affrontare le sue cause, portando a temperature più elevate e a perdite ecologiche, che poi creano conseguenze più gravi, deviando ancora di più l’attenzione e le risorse, e così via”. Un loop climatico dal quale è tanto difficile quanto necessario uscire con estrema urgenza.
Surriscaldamento globale, conseguenze ed effetti a cascata
Le conseguenze del surriscaldamento globale in tutto il mondo sono sempre più evidenti. L'intervento “a posteriori”, necessario ad arginare disastri climatici di frequenza crescente, sta costando miliardi di dollari e innescando al contempo problemi a cascata, tra cui crisi idriche, alimentari ed energetiche, aumento della migrazione e conflitti.
Lo studio sottolinea, ad esempio, che l’economia africana sta già perdendo fino al 15% del PIL all’anno a causa del peggioramento degli effetti del riscaldamento globale. Ne consegue che i fondi necessari per l’azione climatica-intaccati per fronteggiare le emergenze- sono drasticamente ridimensionati, con ripercussioni importanti sul grado di dipendenza africana dal sostegno da parte dei Paesi sviluppati, maggiori emettitori di anidride carbonica.
"Purtroppo siamo entrati in un nuovo capitolo della crisi climatica ed ecologica", ha affermato Laurie Laybourn, ricercatore associato presso IPPR. "[…] Possiamo assolutamente guidare verso un mondo più sostenibile e più equo. Ma la nostra capacità di navigare attraverso gli shock rimanendo concentrati sulla gestione della tempesta è fondamentale”.
Equità e riprogettazione partecipata: le chiavi per superare il circolo vizioso climatico
Come suggeriscono numerosi studi, per poter approntare una strategia di sostenibilità credibile (e sperare, così, di scongiurare il circolo vizioso climatico), occorre prendere in considerazione una pluralità di fattori, non ultimi quelli sociali.
Se l'iniquità e l'imposizione di politiche salvaclima considerate inaccettabili dall'opinione pubblica potrebbe portare a un rifiuto della transizione verde, d'altro canto la partecipazione e l'equità possono, se messe al centro, creare un circolo virtuoso che rende la sostenibilità accettata e, anzi, appetibile. “Sono un grande sostenitore delle assemblee dei cittadini, perché se le persone sentono di avere un ruolo nel processo decisionale, è più probabile che mantengano il loro sostegno, anche in un futuro in cui gli shock iniziano ad aumentare” ha continuato Laurie Laybourn. “Diventano momenti in cui possiamo effettivamente ricostruire meglio”.
Per farlo, è necessaria una riprogettazione sistemica, che vada oltre le singole misure per integrare una visione più ampia: un esempio su tutti, l'analisi riporta come una mobilità più sostenibile non consista semplicemente nel passaggio ai veicoli elettrici, ma in un migliore trasporto pubblico e in un ripensamento delle città che permetta alle persone di essere più vicine ai posti di lavoro, all’istruzione e all’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno.
L'importanza dell'adattamento
Obiettivo fondamentale e condiviso a livello mondiale-sottolinea il rapporto- resta il taglio radicale delle emissioni, nella consapevolezza che qualunque ulteriore ritardo rende sempre più difficile la transizione.
Allo stesso tempo, tuttavia, è necessario pensare con onestà, concretezza e spirito di iniziativa a cosa fare nel caso in cui si dovesse mancare l'appuntamento con le scadenze e i target fissati a Parigi: la capacità di mettere in campo politiche di adattamento senza dimenticare lo scopo ultimo diventa, in questo senso, una chiave fondamentale verso un modello “sostenibile, inclusivo e resiliente”.
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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