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Il contributo di oggi è fornito da Giampaolo Russo, Direttore Generale di Assogas.
La difficile composizione dell’agenda energia nel 2023
Il biennio 2021-2022 ha portato sensibili sconvolgimenti nell’agenda energetica mondiale ma soprattutto europea e, ovviamente nazionale. La strategia della piena decarbonizzazione, mantra quasi ossessivo delle politiche comunitarie, a prescindere dal resto del globo terracqueo e dai costi di effettiva realizzazione, si è dolorosamente infranta sugli scogli del realismo facendo riemergere il grande tema della sicurezza energetica. La ripresa dei consumi energetici nell’estate del 2021 aveva già evidenziato come il crollo degli investimenti, in particolare nel settore del gas, non trovasse volumi di offerta adeguati. Il forte aumento del gas che ne è la manifestazione, ha creato l’alveo nel quale si è andata ad innestare la guerra russo-ucraina.
Faticosamente, il sistema energetico è riuscito a tenere evidenziando criticità strutturali e politiche, in primis l’assenza di una reale capacità di gestione europea con una frammentazione delle misure adottate dagli stati membri e con intensità di interventi ed aiuti di stato estremamente diversi, con la Germania leader nel sostegno ai suoi principali operatori.
L’Italia, mentre inseguiva ingenuamente il sogno irrealizzabile di un price cap europeo, ha adottato una pletora di provvedimenti legislativi e regolatori, troppo spesso di corto respiro e sempre caratterizzati dalla caratterizzazione di considerare i venditori di energia come l’agnello sacrificale. Blocco degli adeguamenti contrattuali e rateizzazioni onerose, in particolare, non hanno mai preso in analisi la circostanza che i venditori non parte di gruppi integrati erano in estrema difficoltà finanziaria e privati della possibilità di trovare sul mercato le quantità di gas da offrire alla clientela.
Si è infranto il tabù della produzione nazionale pur nella timidezza di una reale revisione del PITESAI, si discute di una rinnovata realizzazione di infrastrutture sia di rigassificazione che di gasdotti dall’estero ma non si vede all’orizzonte uno sforzo reale di disegno integrato del sistema energetico nazionale.
Il Governo è impegnato ad avviare il cantiere per un nuovo Piano Nazionale Energia e Clima: nel biennio summenzionato in nessun caso ha avvertito l’esigenza o l’opportunità di coinvolgere gli operatori energetici per una riflessione condivisa. In questo percorso, deve essere necessariamente essere innestato il prossimo ddl Calderoli (oggi solo in bozza) con la prevista autonomia differenziata anche in campo energetico.
Credo sia importante sottolineare come l’ascolto delle parti coinvolte, non solo di alcune, possa essere prodromico per un risultato qualitativamente migliore e per un’analisi delle implicazioni puntuali per conseguire gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
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