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Intervenuti ricercatori, aziende e progettisti, per i promotori il Paese è pronto a una filiera virtuosa di recupero e riciclo.
Ricercatori, responsabili industriali e tecnici del settore hanno partecipato lo scorso 24 gennaio al convegno “I rifiuti come risorsa dei processi chimici, prospettive professionali ed industriali” promosso da ATIA ISWA Italia, Ordine degli Ingegneri di Roma e Associazione Italiana di Ingegneria Chimica.
Durante il convegno sono stati presentati quattordici casi, tra progetti di ricerca, realtà industriali esistenti e progetti in fase di realizzazione, che tengono conto della possibilità di sviluppare, su scala locale e nazionale, infrastrutture dedicate al recupero o alla creazione di composti chimici di rilievo a partire dagli scarti urbani, agricoli e industriali.
Tutte le realtà coinvolte hanno mostrato come non solo sia possibile ottenere dai rifiuti dei nuovi materiali rilevanti per le imprese, ma come queste pratiche, un tempo oggetto di studi d’avanguardia, siano già diffuse in buona parte del Paese.
Dalle aziende agricole che installano biodigestori per la sintesi di metano dagli scarti dei campi, alle imprese specializzate nel raccogliere metalli e minerali dai RAEE, ai progetti per estrarre l’idrogeno dai rifiuti cittadini, in Italia la possibilità di riutilizzare quei materiali che normalmente finiscono in discarica è reale ed è una vera opportunità. A frenare lo sviluppo delle infrastrutture dedicate a riuso e trasformazione del rifiuto è l’insieme di limitazioni burocratiche, mancanza di investimenti in ricerca, e la mentalità di chi non vuole cambiare il proprio modello di impresa o rifiuta la costruzione di nuove infrastrutture.
A margine del convegno, Nonsoloambiente ha incontrato Elisabetta Perrotta, direttrice di Assoambiente, e Paolo Massarini, presidente di ATIA ISWA, che hanno discusso di filiera dei rifiuti, normative sugli impianti e sviluppi futuri del settore
Secondo Massarini, l’economia Italiana può essere terreno fertile per la creazione di filiere virtuose per quanto riguarda la circolarità dei rifiuti: alcuni settori, come l’agroalimentare, che da solo produce milioni di tonnellate annue di scarti perfettamente biodegradabili e completamente inutilizzati, si prestano alla realizzazione di impianti di riuso a diffusione capillare che rispecchiano la composizione economica del Paese, favorendo lo sviluppo di una rete su scala nazionale.
Perrotta conferma infatti che, secondo Assoambiente, potremmo ottenere da una corretta gestione dei rifiuti in ottica waste to energy un risparmio energetico pari ai consumi di 7 milioni di famiglie, e con l’uso del biometano da biodigestori si potrebbero ottenere energia e riscaldamento per altri 7 milioni di famiglie.
In tal senso, il semplice annuncio dell’avvio di una consultazione tra gli enti pubblici e i rappresentanti di settore, volta a semplificare l’iter autorizzativo e costruttivo degli impianti dedicati al recupero di materiali ed energia dai rifiuti, è un segnale positivo per Assoambiente, sebbene la revisione del testo unico ambientale vada “declinata nelle realtà regionali”, secondo Massarini, “dove risiede il vero collo di bottiglia degli iter autorizzativi”.
A tal proposito, per evitare gli effetti NIMBY (not in my back yard), NIMTO (not in my terms of office), e l’opposizione dei movimenti “BANANA” (build absolutely nothing anywhere near anyone), secondo entrambi gli intervistati è necessaria una operazione culturale da parte dei tecnici del settore, al fine di intensificare la comunicazione ambientale e la comunicazione sui territori in quanto “non è più pensabile di calare le opere dall’alto” anche se autorizzate, senza fare comunicazione preventiva ed informare la popolazione.
Sugli sviluppi della ricerca e dell’impiantistica in ottica waste to chemical, infine, in UE si sta discutendo sulla definizione dei processi di riciclo chimico, ovvero la possibilità di decomporre le materie polimeriche attraverso speciali sostanze, per riottenerne nuovi composti utilizzabili. Secondo Perrotta, l’attenzione normativa porterà a nuovi sviluppi in un settore ancora all’avanguardia, ed all’apertura di ulteriori possibilità economiche e scientifiche in un settore chiave per il contrasto alla produzione indiscriminata di rifiuti.
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