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Immagine: Bruno Neurath-Wilson, Unsplash
Le banche centrali di USA ed EU stanno assumendo ruoli opposti nella gestione della transizione verde, e mentre Francoforte cerca un ruolo centrale, a Washington la Fed fa un passo indietro.
Jay Powell, presidente della Federal Reserve (Fed) statunitense, ha affermato durante una conferenza ospitata dalla banca centrale svedese che i regolatori delle valute mondiali dovrebbero "attenersi al proprio lavoro” anziché perseguire politiche dirette alla ricerca di “benefici sociali percepiti”, come quelli inerenti alla questione climatica.
"Non siamo e non saremo dei policymaker del clima", ha detto Powell, riferendosi al ruolo delle banche centrali nel corso della transizione ecologica in corso.
Tuttavia, nel corso dello stesso evento, Isabel Schnabel, uno dei sei membri del comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, ha sostenuto la necessità di un'azione più incisiva sul cambiamento climatico. L'economista tedesca si è impegnata a "garantire che tutte le politiche della BCE siano coerenti con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C".
La netta differenza di approccio solleva una questione importante nell’epoca della finanza green e sostenibile: i responsabili della politica monetaria devono favorire la lotta contro il riscaldamento globale o limitarsi ad un ruolo meno attivo?
Per rispondere è necessario comprendere la differenza nei mandati che definiscono i compiti delle due banche centrali:
- La Fed ha il compito di perseguire "la massima occupazione e la stabilità dei prezzi"
- la BCE ha il compito di sostenere la politica economica dell'area dell'euro, mantenendo la stabilità finanziaria e dei prezzi.
Tali differenze, per quanto piccole, hanno un forte impatto sulle azioni che le due istituzioni possono intraprendere: la Fed deve mantenersi all’interno del suo margine di manovra, chiaramente limitato agli ambiti di inflazione e occupazione, mentre in Europa si è considerato che le politiche dell’area euro includono misure per la transizione verde, per cui i responsabili della BCE sono giunti alla conclusione di avere la responsabilità di intervenire sul cambiamento climatico.
In un'intervista al Financial Times, Nick Robins, professore alla London School of Economics, ha affermato che tutte le banche centrali riconoscono ora i "rischi materiali" del cambiamento climatico per i sistemi finanziari, ma che le divergenze negli approcci verso il problema dipendono “dai diversi mandati che ricevono dai legislatori e dal contesto politico in cui le banche centrali operano”.
La maggiore divergenza tra Europa e USA è in effetti legata al contesto in cui le due banche operano: Jay Powell si trova adesso in un ambiente in cui i progressisti vogliono che la Fed faccia di più, mentre i legislatori più conservatori accusano i regolatori di esagerare con l’attenzione alle questioni ambientali.
Gli analisti concordano infatti sul fatto che la Fed abbia un ruolo valido, anche se limitato, nella lotta al cambiamento climatico: i regolatori bancari della banca centrale USA cercano di garantire che i bilanci degli istituti di credito siano in grado di resistere ai danni finanziari che il cambiamento climatico potrebbe causare, ad esempio in caso di gravi danni al mercato immobiliare dovuti agli eventi metereologici estremi.
La BCE, al contrario, è più libera rispetto alle competenze attribuitele dal suo mandato, e nonostante i dibattiti recenti circa l’efficacia delle sue azioni per contrastare l’inflazione, non sembra che l’ambiente politico europeo le sia apertamente ostile nel suo impegno verso una efficace transizione ecologica nei mercati finanziari. Da qui il conseguente impegno al fine di evitare che una eccessiva inflazione, tassi di interesse elevati o scandali bancari possano minare la transizione verde, aumentando il costo degli investimenti in energia eolica, solare, idrogeno e altre energie pulite necessarie per passare a un mondo a zero emissioni di carbonio.
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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