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Credits Immagine: Tara Winstead, Pexels
L’European Environment Agency ha pubblicato un briefing sul consumo e sulla gestione dei rifiuti plastici non da imballaggio, che rappresentano il 74% dell’utilizzo di plastica in UE.
Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha portato avanti diverse iniziative legate all’ottimizzazione del consumo di plastiche negli imballaggi e al relativo smaltimento. Se, da una parte, le normative UE al riguardo possono offrire delle linee guida per i Paesi rispetto all’approccio da tenere sui rifiuti plastici, dall’altra non prendono in opportuna considerazione un tema altrettanto importante, ovvero la gestione delle plastiche non da imballaggio.
Quando si parla di prodotti plastici non da imballaggio si fa riferimento a una vasta gamma di merci, che possono essere composte sia da sola plastica, sia da materiali misti. Per fare qualche esempio, si parla di prodotti di utilizzo quotidiano, come lo spazzolino da denti, ma anche telefoni cellulari e prodotti usa e getta come i pannolini per bambini.
Il consumo di materiali plastici in Europa: i dati
Secondo le stime della Commissione Europea, il 60% della plastica viene utilizzata in prodotti diversi dall'imballaggio. Ci sono anche dei modelli, elaborati da Hsu nel 2021, che suggeriscono che il 74% di tutta la plastica consumata è stata utilizzata per fini diversi dall’imballaggio.
I settori protagonisti dell’utilizzo di plastica non da imballaggi sono quello delle costruzioni, seguito dall’industria automobilistica, gli elettrodomestici, l’industria casalinghi e l’agricoltura.
Parlando dei tipi di plastica più richiesti nelle applicazioni diverse dall'imballaggio, ci sono principalmente il cloruro di polivinile, il polipropilene e il polistirene.
Perché l’Unione Europea ha bisogno di vincere la sfida della gestione dei prodotti plastici?
La plastica non da imballaggio viene utilizzata per la produzione di moltissimi prodotti di utilizzo quotidiano.
La plastica è un prodotto della lavorazione di combustibili fossili, la cui estrazione si traduce in inquinamento atmosferico e idrico e altri impatti dovuti al trasporto dei materiali. La lavorazione di questi materiali rilascia particelle dannose per l’ambiente e per le persone, aumentando le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Inoltre, la degradazione dei materiali plastici dà vita al cosiddetto fenomeno delle microplastiche, che si riversano anche nei mari e negli oceani.
Da qui l’esigenza da parte dell’Unione Europea di vincere la sfida della gestione dei materiali plastici non da imballaggio, riducendo il consumo di risorse naturali e abbattendo le emissioni di gas serra. Gestire al meglio la catena del valore della plastica è fondamentale per incentivare l’economia circolare: materiali come polietilene, polipropilene e cloruro di polivinile possono essere facilmente riciclati, se esiste un flusso costante di rifiuti differenziati.
Le soluzioni politiche
Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha affrontato in più riprese il tema della plastica, ergendolo a priorità nelle Agende. Alcuni documenti, come il Piano d'Azione per l'Economia Circolare ne sono una viva testimonianza. Tuttavia, ci sono delle differenze gestionali significative tra le politiche per gli imballaggi in plastica e quelle per i materiali plastici non da imballaggio. In alcune filiere, come quella automobilistica, vi sono obblighi specifici sanciti per legge relativamente al consumo e allo smaltimento di questi materiali. Non in tutti i settori, però, si può contare su linee guida univoche.
Il briefing “Managing non-packaging plastics in European waste streams” dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) getta l’attenzione anche su questo tema, incentivando azioni mirate e suggerendo, d'altro canto, di affinare la raccolta di dati relativi ai reali consumi di plastica all’interno dell’UE. Solamente con dati più accurati e una metodologia standardizzata per la loro raccolta sarà possibile avere una visione strategica di insieme e monitorarne gli effetti nel tempo.
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