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Il 18 dicembre si celebra la Giornata internazionale dei diritti dei migranti. Un'umanità in cammino, spesso forzatamente, che necessita di tutele.
Come ogni 18 dicembre, si è celebrata ieri la Giornata internazionale per i diritti dei migranti. Una ricorrenza che rimanda a un concetto fondamentale, quanto mai attuale: i migranti - in crescita - sono innanzi tutto persone, i cui diritti di base non possono e non devono essere mai messi in discussione.
Eppure, secondo l’ultima relazione annuale della Commissione europea, l'Italia ha ancora molta strada da fare in tal senso. L'organo esecutivo comunitario rivela, ad esempio, che “quattro Stati membri non hanno ancora istituito un’istituzione nazionale per i diritti umani accreditata in linea con i principi di Parigi delle Nazioni Unite”. Tra questi quattro Stati membri figura l’Italia, insieme a Repubblica Ceca, Malta e Romania, per i quali la raccomandazione è di “intensificare gli sforzi”.
Migrare nel 2022, i numeri
Il World Migration Report 2022 dell'International Organization For Migration (IOM) stima in 281 milioni gli attuali migranti a livello globale, ovvero il 3,6% della popolazione mondiale. Si tratta di un record mai raggiunto prima, dove il numero di rifugiati supera i 26 milioni.
Secondo il rapporto statistico annuale dell’UNHCR12, Global Trends, 89 milioni e 300 mila persone nel mondo sono state costrette ad abbandonare le proprie case in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e altre motivazioni. Un dato particolarmente significativo, mai registrato prima dall’Agenzia delle Nazioni Unite, che segna un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente e che è raddoppiato nell’arco di dieci anni.
I migranti ambientali
Un'umanità forzatamente in cammino: i migranti ambientali sono persone o gruppi di persone che, a causa di stravolgimenti e accadimenti negativi connessi al clima, sono costretti a lasciare le loro dimore abituali, temporaneamente o per sempre, in cerca di un luogo più ospitale e resiliente. Il report di Legambiente “I migranti ambientali, gli impatti della crisi climatica” (2022) contiene un'analisi approfondita del fenomeno, citando i più recenti e attendibili dati a livello globale e locale.
Come spesso accade, sono le popolazioni più fragili a pagare il prezzo più alto della crisi climatica in atto. Lasciare la propria terra rappresenta di frequente l’unica alternativa per rispondere agli impatti degli eventi meteorologici estremi e degli stress ambientali che comportano modificazioni nei territori nel lungo periodo, in grado di minare la sicurezza alimentare, idrica, i servizi ecosistemici.
La migrazione, tuttavia, è un processo estremamente complesso e multi-causale, spesso derivato da una concatenazione di fattori sociali, politici, economici, ambientali e personali, che costringono o inducono le persone a lasciare il proprio territorio.
A fronte di questa complessità, ancora oggi non esiste una definizione unanime e condivisa per descrivere e tutelare a livello internazionale tutte le persone costrette a fuggire dai propri territori a causa di criticità ambientali.
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4 Novembre 2024Iscriviti alla nostra Newsletter!
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