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Immagine: Frederic Köberl, Unsplash
Il Parlamento e il Consiglio hanno approvato il Corporate Sustainability Reporting Directive. L’applicazione al via tra il 2024 e il 2028, a seconda della dimensione e della tipologia delle aziende.
L’Unione Europea batte un nuovo colpo sul fronte della sostenibilità ambientale confermando il suo ruolo guida a livello internazionale nelle politiche di transizione ecologica. Il Parlamento europeo prima e il Consiglio europeo poi hanno approvato a novembre la Corporate Sustainability Reporting Directive, la direttiva sulla comunicazione societaria sulla sostenibilità che obbligherà le grandi imprese dell’Unione a rendere pubblici i dati sugli impatti ambientale e sociale delle loro attività. Una volta pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione, la direttiva entrerà in vigore dopo 20 giorni e da allora gli Stati membri avranno tempo 18 mesi per mettere in atto le nuove norme.
Con la ”Corporate Sustainability Reporting Directive”, l’Unione intende offrire agli investitori la possibilità di accedere a informazioni affidabili in materia ambientale, sociale e di governance, e indirizzare così il capitale privato verso il finanziamento della transizione verde e sociale.
Già oggi l’Europa gioca un ruolo centrale a livello globale nella diffusione della finanza verde. Alla fine del 2021, il Vecchio Continente deteneva un patrimonio netto globale di fondi green del valore pari a 2.000 miliardi di euro, in aumento del 71% rispetto all’anno precedente e, soprattutto, pari all’83% del patrimonio netto globale dei fondi verdi.
Corporate Sustainability Reporting Directive, cosa comporterà
Ma cosa comporterà nel dettaglio la Corporate Sustainability Reporting Directive? In pratica, si tratta di una riformulazione dell’attuale “rendicontazione non finanziaria”, ovvero di un nuovo modello a cui le aziende dovranno attenersi per rendere pubbliche le politiche messe in atto per il rispetto dei diritti ambientali, sociali e umani.
Le imprese saranno così tenute a presentare una dichiarazione sulla sostenibilità e saranno sottoposte ad attività di verifica e monitoraggio, al fine di evitare fenomeni come il greenwashing. La dichiarazione sulla sostenibilità sarà equiparata a quella finanziaria, permettendo agli investitori di disporre di dati comparabili e attendibili. Inoltre, dovrà essere garantito l'accesso digitale alle informazioni sulla sostenibilità.
I tempi di attuazione della nuova direttiva
I nuovi obblighi di trasparenza sulla sostenibilità si applicheranno a tutte le grandi imprese, quotate in Borsa o meno, comprese le imprese estere che fatturano più di 150 milioni di euro nell'Unione. Alle piccole e medie imprese quotate in Borsa sarà concesso più tempo per adeguarsi alla nuova normativa. Con la nuova direttiva saranno coinvolte quasi 50.000 aziende, quasi cinque volte di più rispetto alle 11.700 coperte dalle norme attuali.
Dal gennaio 2024 si partirà con le grandi imprese di interesse pubblico con più di 500 dipendenti, già soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria, con scadenza della pubblicazione dei dati nel 2025. Nel gennaio 2025 sarà la volta delle grandi imprese non ancora soggette alla direttiva sulla dichiarazione non finanziaria (con più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di attività totali), con scadenza nel 2026. Dal 1 gennaio del 2026 il sistema riguarderà anche le piccole e medie imprese quotate, con scadenza nel 2027, anche se a queste realtà sarà concessa la possibilità di non partecipare fino al 2028.
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