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Uno studio dello Stockholm Environment Institute indica alcune buone pratiche con cui le amministrazioni locali possono accelerare verso un’economica circolare. Le azioni applicate nei contesti urbani saranno sempre più determinanti per raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Si parla sempre più spesso di Città Green: del resto, il ruolo dei contesti urbani accresce sempre più la propria importanza nel cammino verso un’economia circolare.
Ecco perché lo studio “Governing the circular economy – How urban policymakers can accelerate the agenda”, condotto dallo Stockholm Environment Institute (SEI) delinea una strategia in quattro punti che le amministrazioni locali possono attuare per avvicinarsi al concetto di città circolari.
Condividere una visione
Per raggiungere risultati concreti è indispensabile il coinvolgimento di diversi attori: dalle amministrazioni al mondo accademico, dalle imprese ai cittadini. Il successo dell’economia circolare, infatti, dipende anche dalla considerazione degli impatti sociali e comportamentali, oltre che di quelli ambientali. Anche la definizione degli obiettivi è centrale: devono risultare chiari e targettizzati sulla realtà in cui devono essere raggiunti.
Collaborare su più livelli e in diversi settori
Una collaborazione tra più livelli e intersettoriale è indispensabile in una programmazione vincente. Piattaforme locali di scambio informazioni, azioni di coordinamento tra realtà urbane e rurali, insieme a sinergie con i governi nazionali e regionali sono le strade da percorrere in questo ambito.
Disporre dei giusti strumenti
L’economia circolare dovrebbe “contaminare” anche realtà con cui le amministrazioni locali hanno continuamente a che fare: procedure fiscali e burocratiche, come gli appalti pubblici e i programmi di sostegno alle imprese sono gli esempi più frequenti.
Il cambio di paradigma, insomma, passa anche attraverso la capacità delle autorità locali di utilizzare incentivi economici, sussidi, detrazioni fiscali e di stringere partenariati pubblico-privati.
Monitorare e interpretare i dati
Una delle principali difficoltà che impedisce alle autorità locali di passare dalla fase pilota a quella attuativa, in un progetto, è la scarsa attitudine alla raccolta e all’interpretazione dei dati. Ecco perché lo studio, tra le buone pratiche di successo, suggerisce anche l’impiego di tecnologie per la raccolta di dati, come piattaforme digitali e sensori degli edifici smart.
La raccolta di dati a livello locale, su un determinato progetto, stimola non solo quella a livello nazionale, ma può essere il presupposto per ispirare azioni future.
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