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L’introduzione di forme di tassazione su fossili, CO2, navi e aerei permetterebbe di recuperare le risorse per affrontare gli effetti delle catastrofi naturali sugli stati più vulnerabili del pianeta.
Tra le decisioni attese ma poi accantonate in occasione della Cop26 svoltasi un anno fa a Glasgow, quella che i Paesi più poveri hanno faticato di più a digerire è stata la mancata istituzione di un fondo apposito per ristorare le perdite e i danni provocati dal cambiamento climatico ad alcune delle aree della Terra più vulnerabili. Dinanzi a uno scenario dove è sempre più evidente che le economie più ricche non vogliono aprire il portafogli per pagare le perdite e i danni che il Pianeta subisce a causa del cambiamento climatico, alcuni Stati hanno deciso di fare fronte comune e hanno presentato alle Nazioni Unite un documento in cui richiedono l’introduzione di forme di tassazione globali su fossili, CO2, navi e aerei. Il fine è proprio quello di recuperare le risorse per affrontare gli effetti delle catastrofi naturali che il surriscaldamento globale sta provocando a livello ambientale, economico e sociale.
Disastri naturali in crescita
Anche perché, come riporta il secondo Global Assessment Report dell'Onu pubblicato quest’anno, il mondo si troverà ad affrontare ogni anno fino al 2030 circa 560 disastri naturali, che colpiranno in particolare l’Asia- l’area con la più alta densità di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà nazionale-ma anche le zone più sviluppate della Terra. Tra il 2010 e il 2019, d’altronde, le emissioni globali medie annuali di gas serra hanno raggiunto i livelli più alti nella storia, nonostante il tasso di crescita sia rallentato. Una condizione che continuerà presumibilmente a peggiorare, dal momento che l’azione climatica è oggi in parte bloccata dall’immobilismo di alcuni dei Paesi più inquinanti del pianeta, così come dal greenwashing delle grandi aziende produttrici di combustibili fossili.
La proposta di tassazione
Una tassa sul carbonio globale, un’imposta sui viaggi in aereo, una tassa sul carburante per le navi, un aumento della pressione fiscale sull’estrazione di fossili e una sorta di Tobin tax dedicata il clima, ovvero una nuova imposta sulle transazioni finanziarie. Sono queste le cinque proposte contenute nel documento che il quotidiano britannico Guardian ha avuto l’opportunità di visionare in anteprima. In questo modo, i Paesi in via di sviluppo chiamano direttamente in causa le nazioni più ricche a rispondere delle loro responsabilità. Il testo consegnato alle Nazioni Unite- un documento dichiaratamente aperto anche a possibili modifiche- vuole soprattutto riportare il tema al centro del dibattito internazionale. Il tutto in vista della Cop27, la nuova conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici in programma dal 6 al 18 novembre 2022 a Sharm El Sheikh, in Egitto, dove gli Stati si incontreranno di nuovo, in uno scenario reso ancora più complicato dagli sconvolgimenti geopolitici innescati dall'invasione russa dell'Ucraina.
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