#SustainableTalks: Circular Food Srl
Rubriche

#SustainableTalks: Circular Food Srl

Nei #SustainableTalks di oggi parleremo di come combattere lo spreco alimentare con Sonia Gazzuola di Circular Food

Da dove nasce la necessità della vostra azienda di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?

Come emerge dal nome stesso dell’azienda, Circular Food Srl nasce proprio dalla consapevolezza che è giunto il momento di un cambio di rotta. Non è più possibile portare avanti i vecchi modelli basati su eccesso di produzione e spreco. È imprescindibile riuscire ad adottare un modello sostenibile. Oggi più di 1/3 del cibo prodotto a livello mondiale viene sprecato, e con esso l’energia, l’acqua e la manodopera impiegati per la produzione. Si stima che negli USA circa 3 miliardi di kg di prodotti agricoli siano invenduti per ragioni estetiche, il che significa che il 28% dei terreni coltivabili viene destinato alla produzione di prodotti che non saranno mai consumati. Inoltre, solo negli USA lo spreco alimentare è responsabile del 4% delle emissioni di gas serra. Il riutilizzo di queste derrate potrebbe rendere più efficiente il modello di produzione evitando che il 20% delle risorse idriche utilizzate, il 25% dei terreni coltivati e l’8% di emissioni di gas serra prodotte rispetto al totale vengano utilizzati senza immettere valore nel sistema, causando solo altri sprechi. Da questo presupposto nasce la politica di upcycling di Circular Food, intesa come l’opportunità di dare un contributo alla salute dell’ambiente e delle persone, garantendo sicurezza alimentare e risparmiando le limitate risorse del pianeta. Rispetto al riciclo, che si propone di trovare un nuovo utilizzo ai prodotti usati, l’upcycling punta alla valorizzazione degli scarti: il prodotto scartato non trova solo nuova vita, ma lo fa acquistando un maggior valore rispetto alla situazione di partenza. È questo ciò che accade con la farina LEY, brand di Circular Food: ottenuta dalla rapida essiccazione delle trebbie di birra (prodotto scartato quotidianamente in enormi quantità dai birrifici), questa preziosa farina diventa una vera e propria risorsa. Ricca di fibre, proteine e minerali, essa viene reinserita nella catena alimentare assumendo un ruolo di primo piano nella lotta antispreco, trasformandosi in squisiti prodotti da forno.

Clicca qui per approfondire!

L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?

Il concetto di upcycling fa parte del DNA dell’azienda, quindi non può non permearne ogni ambito, inclusa la comunicazione. È un aspetto che viene comunicato automaticamente, sia internamente che esternamente, perché semplicemente è alla base della nostra ragione di essere.

Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?

Attualmente monitoriamo i nostri KPI utilizzando dei sistemi di autodiagnosi e reportistica interni, anche se intendiamo servirci di consulenze esterne nel futuro in conseguenza alla crescita aziendale. 

Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione?

Nel nostro campo non c’è una vera e propria concorrenza, perché – soprattutto in Italia - sono davvero poche le aziende che si sono attivate per ottenere prodotti realizzati con scarti della filiera alimentare riciclati in modo creativo. In America è nata l’Upcycled Food Association (UFA), che riunisce una settantina di aziende che operano già in quest’ambito con risultati sorprendenti, ma in Italia la consapevolezza sta arrivando con maggiore lentezza. Direi, quindi, che la sostenibilità per Circular Food è più un fattore di crescita. È nostra intenzione, infatti, aumentare il numero di birrifici da cui ottenere le trebbie per la produzione della nostra farina, ampliare l’offerta dei nostri prodotti sia in termini di quantità che di varietà (il che comporterà anche un aumento di lavoro per i forni a cui ci rivolgiamo per la produzione). Inoltre, abbiamo nel cassetto anche altri progetti a cui daremo presto vita. 

In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?

La pandemia prima, e la guerra in Ucraina dopo, hanno messo a dura prova l’intero sistema economico mondiale. In un panorama internazionale caratterizzato ormai da scarsità, insicurezza alimentare e carenza di materie prime, imparare a valorizzare dei prodotti considerati comunemente di scarto e al contempo puntare alla sostenibilità non potrà che giovare l’intera comunità oltre al mondo delle imprese. L’adozione di modelli produttivi sostenibili ora è un plus, ma a breve diventerà un requisito imprescindibile. Perché, allora, non iniziare subito a invertire la rotta?

Clicca qui per approfondire!

Potrebbero interessarti ...

  • Su di noi

    Nonsoloambiente è un magazine online interamente dedicato all’informazione ambientale, che vuole offrire un contributo alla diffusione della cultura sostenibile, donando ai suoi lettori una visione pluralista e aggiornata sulle principali novità del settore, attraverso contenuti freschi, originali e di qualità.