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Secondo l’OCSE il piano per finanziare la transizione nei Paesi più bisognosi non sarà a regime prima del 2023, si attendono richieste sostanziali da parte dei beneficiari alla prossima COP27.
Alla quindicesima “conferenza delle Parti dell'UNFCCC”, la COP15, tenutasi a Copenaghen nel 2009, i Paesi sviluppati hanno sottoscritto l’impegno collettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020 per finanziare interventi a favore del clima nei Paesi in via di sviluppo. L'obiettivo, poi formalizzato alla COP16 di Cancun ed esteso fino al 2025 alla COP21 di Parigi, risulta ad oggi non ancora raggiunto: la cifra stanziata per il 2020 risulta essere di 83.3 miliardi, e negli anni passati non ha mai superato gli 80 miliardi di dollari.
Su richiesta dei Paesi sviluppati, infatti, dal 2015 l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico produce delle analisi dei progressi compiuti verso l’obiettivo prefissato. Queste analisi, che si basano sul quadro contabile degli investimenti mobilitati dai paesi sviluppati e sui report prodotti dalle istituzioni che ricevono i fondi nei Paesi in via di sviluppo, sono realizzate dai tecnici dell’OCSE in modo da garantire la trasparenza dei finanziamenti e l’efficacia delle misure intraprese, a tutela dei beneficiari nei Paesi riceventi e dei cittadini dei Paesi investitori, che possono osservare come i fondi mobilitati creino un impatto positivo dove ce ne è più bisogno.
Tuttavia, come si vede anche dai report in allegato, la situazione non risulta in linea con le aspettative previste: l’obiettivo di destinare 100 miliardi l’anno ai Paesi in via di sviluppo doveva, nei piani del 2015, essere raggiunto nel 2020 e mantenuto fino al 2025, ma, complice anche il grave danno economico causato globalmente dalla pandemia di COVID 19, non ci si è arrivati nemmeno vicino. È comunque utile notare come, anche prima della pandemia, i fondi stanziati per la mitigazione climatica siano passati dai 79.9 miliardi del 2018 agli 80.4 miliardi del 2019, con un incremento dello 0,63% che, se mantenuto costante, difficilmente avrebbe consentito di raggiungere l’obiettivo in tempo.
A tal riguardo, infatti, i primi rapporti OCSE post-pandemia, pubblicati nell'ottobre 2022, confermano che, dati i trend di crescita dei finanziamenti, se tutti gli impegni proposti dai paesi sviluppati e dalle organizzazioni internazionali saranno rispettati, l’obiettivo di 100 miliardi di dollari sarà raggiunto nel 2023, e probabilmente superato nel periodo fino al 2025.
Inoltre, è bene ricordarlo, la maggior parte dei fondi stanziati sono prestiti (68,3 miliardi di dollari nel 2020, ovvero l’81,3% degli 83,3 miliardi mobilitati), concessi da istituzioni finanziarie pubbliche (banche centrali, fondi per lo sviluppo di organizzazioni internazionali ed istituzioni simili) a tassi agevolati, ma che andranno comunque restituiti nei prossimi anni. È comunque interessante notare come, dal 2016 al 2020, siano aumentati di quasi il 30% gli investimenti privati mobilitati per il clima, segno di un crescente interesse da parte dei privati per il mercato dell’adattamento climatico nei Paesi in via di sviluppo.
I dati forniti inoltre mettono in luce un aspetto fondamentale dei finanziamenti: i fondi destinati alla mitigazione del cambiamento climatico si sono concentrati principalmente sulle attività energetiche e di trasporto, mentre i finanziamenti per l'adattamento si sono concentrati sulle attività di approvvigionamento idrico e servizi igienici e su agricoltura, silvicoltura e pesca. Data la natura essenziale di questo secondo tipo di interventi, è probabile che le delegazioni dei Paesi in via di sviluppo presenteranno istanze per l’accesso a maggiori fondi per l’adattamento climatico durante la prossima COP27 di Sharm El Sheik.
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