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L’ Unione Europea vuole far fronte alla crisi del gas slegando il prezzo dell’energia rinnovabile dal mercato generale dell’elettricità, nel mentre il G7 discute un price cap al petrolio Russo.
La Commissione Europea continua nei suoi sforzi volti a contenere l’aumento dei prezzi nei settori chiave di gas ed elettricità: In seguito all’invasione dell’Ucraina, hanno affermato da Bruxelles, il prezzo del gas in Europa è quasi quadruplicato, con gravissime conseguenze nel settore energetico, che in tutto il continente dipende dalle importazioni russe per generare elettricità dalle centrali a gas. Incapaci di trovare un accordo comune sui prezzi del metano importato dalla Russia, i membri della commissione hanno iniziato a proporre di agire sui prezzi del mercato elettrico, discutendo in queste ore diverse proposte. Il problema che sta investendo il continente è di natura tecnica: nel corso degli anni, la quantità di elettricità prodotta in tutta Europa da centrali a gas è rimasta talmente rilevante rispetto al totale, che l’indicizzazione dei prezzi dell’energia sul continente è stata legata alle fluttuazioni del mercato del metano.
Clicca qui per approfondire!L’Unione Europea si è infatti dotata sin dal 2009 di un mercato comune dell’elettricità, la cui conformazione ha fatto sì che il meccanismo utilizzato per determinare il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica sia direttamente collegato al costo dell’elettricità prodotta da centrali con turbine a gas (ovvero suscettibile del costo del gas e dei costi di mantenimento e gestione delle centrali).
Già da alcuni anni gli analisti hanno fatto notare come gli aumenti diffusi nel prezzo del gas (non solo di quello importato dalla Russia) stessero portando in alto i prezzi generali del comparto energia, mentre l’energia elettrica prodotta con fonti non fossili ha mantenuto costi di produzione più bassi (essendo i costi operativi degli impianti rinnovabili non collegati a nessuna materia prima, nonché limitati soltanto ai costi fissi delle operazioni di generazione). In passato, da più parti si è affermato che un maggior prezzo del gas agisca da incentivo ad installare potenza rinnovabile per tutte le parti in causa:
- Stimolando i consumatori, attratti dal risparmio, e consentendo loro di ammortizzare i costi degli impianti domestici con bollette meno gravose
- Motivando i produttori di energia verso la transizione rinnovabile, concedendo di vendere la produzione delle rinnovabili al prezzo generale dell’energia (ovvero il prezzo dell’energia prodotta bruciando gas), e ottenendo così elevati margini di guadagno
Tuttavia, in seguito ai fortissimi rialzi degli scorsi mesi, la Commissione ha consigliato informalmente ai governi di fissare un prezzo massimo per l’energia proveniente da produttori di energia elettrica non dipendente dal gas, creando di fatto un mercato parallelo in cui l’energia prodotta da rinnovabili sarebbe venduta ad un prezzo inferiore rispetto alla media attuale.
In alternativa, la Commissione avrebbe consigliato di inserire una tassazione specifica per l’energia elettrica non proveniente da fonti fossili, limitando gli extraprofitti di chi genera energia elettrica senza bruciare carburante, e redistribuendo ogni profitto in eccesso che queste aziende generano al di sopra di tale livello verso le imprese produttrici di energia non rinnovabile o, più genericamente, utilizzando i proventi di tale tassazione speciale per mantenere più bassi i prezzi finali del mercato dell’energia, favorendo così consumatori ed imprese. Inoltre, la Commissione ha raccomandato ai governi ed ai cittadini di limitare il consumo energetico per non incorrere in costi eccessivi, chiedendo alle pubbliche amministrazioni dei Paesi membri di impegnarsi al fine di ridurre i consumi non necessari ed implementare misure volte al risparmio energetico. Le raccomandazioni, che saranno diffuse tra i ministri dell'energia dei 27 Stati membri dell'UE prima di un incontro a Bruxelles la prossima settimana, sono trapelate pochi giorni dopo che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha promesso misure rapide per affrontare la crisi energetica in Europa.
Nel mentre, nel corso di una riunione virtuale del G7, i ministri delle Finanze di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Canada e Giappone, insieme ai rappresentanti della Commissione Europea, hanno espresso il loro sostegno politico all’idea di porre un tetto massimo al prezzo del petrolio proveniente dalla Russia. Al momento della stesura di questo articolo non è ancora stato annunciato il prezzo determinato, né il meccanismo di implementazione che i 7 paesi adotteranno.
È probabile però che il meccanismo di limitazione sarà attuato contemporaneamente all'embargo dell'UE sulle importazioni di petrolio russo, che dovrebbe entrare in vigore il 5 dicembre per il greggio e il 5 febbraio per i prodotti raffinati. Il piano presentato ai ministri del G7 dovrebbe obbligare gli importatori che richiedono a società con sede nei Paesi del G7 la spedizione di prodotti petroliferi, o servizi di assicurazione riguardanti il trasporto del petrolio russo, a rispettare il limite di prezzo che sarà imposto. Se approvato nella forma corrente, il piano riguarderà tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, che del G7 è membro a tutti gli effetti e può accettare decisioni vincolanti a titolo dei suoi 27 Stati. È ancora da determinare, comunque, se la Von der Leyen sarà in grado di far accettare una misura così drastica a 27 Paesi con necessità diverse, e se un eventuale voto favorevole della Commissione al tavolo del G7 non sarà poi contestato o impugnato in sede giudiziaria da eventuali nazioni non favorevoli.
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