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Con le direttive UE per i finanziamenti del PNRR si sono fatti passi avanti nella misura della sostenibilità degli investimenti, ma in Italia servono nuovi strumenti per valutare l’operato della pubblica amministrazione.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in virtù del suo ambizioso obiettivo di rimodernare l’economia italiana e di portare il Paese in linea con i più elevati standard di sostenibilità e mitigazione dell’impatto ambientale, sta dettando la linea nella transizione ecologica delle imprese. Tuttavia, in Italia come al livello Europeo, si nota il bisogno di un maggiore contributo dei criteri di sostenibilità nell’operato della Pubblica Amministrazione.
La necessità di una condotta del settore pubblico che sia maggiormente orientata a parametri quantitativi di sostenibilità, è stata recentemente rilanciata da Martina Rotili di EY Italia su Repubblica, ma, da mesi, diversi attori dei settori di sostenibilità ed innovazione chiedono al governo di usare parametri più vicini a quelli delle logiche di CSR (Corporate Social Responsibility) nel valutare le performance e l’impatto della PA su cittadini ed imprese.
I princìpi stabiliti dall’Unione Europea nell’ambito dei criteri di sostenibilità per la concessione di finanziamenti del PNRR, sono un ottimo metro di confronto per le aziende, ma segnano anche il bisogno di riorganizzare la Pubblica Amministrazione, in un contesto fortemente mutevole come quello degli investimenti nell’ambito sociale ed ambientale, che presenta criteri di misura e valutazione di impatti e performance che difficilmente rientrano nelle conoscenze di base delle organizzazioni pubbliche.
Il “Do No Significant Harm”, approvato dall’UE come modello minimo necessario per la valutazione dell’impatto ambientale delle opere finanziate con il programma “Next generation EU”, prevede al momento 6 criteri per la valutazione dell’impatto di ogni attività economica correlata ai finanziamenti del PNRR:
- Investimenti volti alla mitigazione dei cambiamenti climatici
- Interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici
- Interventi a favore di un uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine
- Transizione verso l’economia circolare, con riferimento anche alla riduzione dei rifiuti
- Azioni per la prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo
- Azioni per la prevenzione e ripristino della biodiversità e della salute degli ecosistemi
Tale approccio ha gettato le basi per una misura nel lungo periodo degli effetti della politica energetica ed infrastrutturale, ma, volendo valutare nel complesso il PNRR (che, è bene ricordarlo, include stanziamenti per quasi 20 miliardi di euro su inclusione e coesione sociale) salta all’occhio il bisogno di una misura quantitativa più articolata delle componenti del benessere sociale nel valutare la fattibilità e la resa di investimenti nel settore.
Presentando gli interventi del PNRR, il Presidente del Consiglio Draghi ha espresso la sua visione degli investimenti come di “Un’opportunità straordinaria per ridurre le disuguaglianze di genere, di reddito, di generazione”. In questo contesto, l’UE è recentemente intervenuta stilando i nuovi criteri per gli investimenti sostenibili, ma, vista l’entità delle cifre stanziate, risulta chiaro come anche il settore governativo debba dotarsi di nuovi strumenti, in linea con gli ambiziosi traguardi che si è posto.
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