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A denunciare la situazione è Legambiente e a confermarne la gravità sono i dati di Terna: se anche solo la metà dei progetti bloccati per lo sviluppo di impianti eolici e solari fosse approvata, l’Italia centrerebbe gli obiettivi per la transizione energetica.
Sono 1439 le domande per l’allacciamento alla rete elettrica di impianti ad energia pulita non ancora approvate e presentate nei primi 10 mesi del 2021: 974 per fotovoltaico e 465 per eolico. Dal 2018 a oggi, si è registrato un aumento delle richieste pari al 297%: Sono da smentire, dunque, le teorie secondo cui gli imprenditori italiani preferiscano investire all’estero in questo settore, ma la burocrazia rappresenta un forte ostacolo alla realizzazione di questi progetti.
A restituirci questo quadro della situazione sono i dati di Terna, gestore dell’energia elettrica nazionale. Se vogliamo trasformare questi dati in numeri più concreti, ci basti pensare al fatto che, per raggiungere gli obiettivi per la transizione ecologica, l’Italia deve installare 80 GW di rinnovabili entro il 2030. Le domande per la realizzazione sulla terraferma di impianti eolici e solari pervenute fino ad ottobre del 2021 erano pari a 130GW, mentre quelle per la realizzazione dello stesso tipo di impianti in mare erano pari a 22,7 GW. Si tratta, dunque, di un totale di oltre 150 GW potenziali, contro gli 80 necessari per centrare l’obiettivo fissato per il 2030. Allora, cosa sta frenando l’avanzamento verso gli obiettivi 2030?
La denuncia di Legambiente
A fermare la messa in pratica dei tanti progetti su carta sono i tortuosi iter burocratici che essi devono affrontare per poter essere realizzati. Iter che possono durare anche anni, immobilizzando, di fatto, le pratiche in un cassetto. Una denuncia, questa, che è contenuta nel rapporto di Legambiente "Scacco matto alle fonti rinnovabili", pubblicato alla fine del 2021. Una situazione che fa molto riflettere, soprattutto alla luce del fatto che Terna ha già risposto con un parere positivo per l’allaccio alla rete elettrica a gran parte dei progetti proposti. Nel rapporto di Legambiente si legge come la responsabilità di questo fenomeno sia da attribuire a leggi obsolete, alla lentezza del rilascio delle autorizzazioni, alla discrezionalità nelle procedure di valutazione dell’impatto ambientale, alla disomogeneità nelle norme regionali, ai blocchi da parte delle sovrintendenze e a contenziosi tra istituzioni. Il risultato di questa tortuosità burocratica è che, anziché 6 mesi, come previsto dalla legge, ottenere l’autorizzazione per realizzare un impianto eolico o fotovoltaico, può richiedere fino a 5 anni. Se si pensa che, una volta ottenuta l’autorizzazione, per realizzare un impianto occorrono almeno due anni, ci si rende conto quanto il rischio di trovarsi davanti a una tecnologia appena installata, ma già obsoleta, sia concreto, soprattutto considerando la velocità con cui avanza questo settore.
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