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Lo dimostra un report di Deloitte, che mette in luce il fatto che la gran parte delle emissioni deriva dalle fasi di produzione.
Secondo il rapporto Digital Green Evolution di Deloitte, in un solo anno i 4,5 miliardi di smartphone nel mondo inquinano quanto l'Olanda o il Venezuela. Producono infatti 146 milioni di tonnellate di CO2, l'83% delle quali deriva dalla fase di produzione, in particolare l’estrazione delle materie prime (tra cui le terre rare), il processo produttivo, il trasporto. Dopo il primo anno, queste emissioni scendono all’ l'11% e sono legate unicamente al consumo energetico, che diventa pari a zero nel caso in cui si abbia un fornitore che utilizza solo rinnovabili. Resta poi una quota residuale, pari al 5%, legata alle attività di recupero e ripristino dei dispositivi utilizzati a fine vita.
Una soluzione al problema potrebbe essere l’utilizzo, da parte dei produttori, di materiali riciclati: questo ridurrebbe infatti l’impatto legato all’estrazione delle materie prime, in particolare le terre rare. Sarebbe poi necessario intervenire sull’efficienza energetica degli impianti di produzione e sull'utilizzo di energie rinnovabili per alimentarli. Ma l’azione più semplice per rendere i dispositivi più sostenibili, secondo Deloitte, potrebbe arrivare soprattutto dal prolungamento della loro vita media, che attualmente dura tra i 2 e i 5 anni. Deloitte ha stimato che, a livello globale, ogni persona possiede circa quattro dispositivi e mezzo fra telefoni, computer, tablet, auricolari wireless e orologi smart. La maggior parte di questi apparecchi potrebbe funzionare per anni: per aumentare il tasso di ricambio, però, i produttori hanno via via reso gli smartphone sempre meno espandibili e riparabili, adottando anche sistemi di “obsolescenza programmata”, una strategia industriale che rende il prodotto inutilizzabile dopo appena pochi anni.
Fortunatamente, nell’ultimo periodo, i comportamenti dei consumatori cominciamo a lanciare alcuni segnali positivi: si sta infatti allungando la durata di utilizzo degli smartphone, dal momento che si dilatano gli intervalli tra l’acquisto di nuovi dispositivi. Uno dei motivi di questo “ritardo” riguarda il tema del costo crescente dei dispositivi di fascia alta, che, arrivando a costare anche più di 1.000 dollari, richiedono tempi più lunghi per ammortizzare la spesa. Se nel 2016, infatti, quasi due italiani su tre dichiaravano di aver acquistato nell'ultimo anno e mezzo uno smartphone, la percentuale è scesa a poco meno della metà nel 2021. E la stessa tendenza è stata notata anche in Belgio, Olanda, Australia, Germania e Regno Unito.
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