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Il Principe Carlo ha annunciato un progetto di legge volto a eliminare le limitazioni in materia di genoma editing. Così, il Regno Unito diventa apripista globale nello studio di specie in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici.
È stato pronunciato per bocca del Principe Carlo, in occasione dell’apertura dell’anno parlamentare, il tanto atteso Queen’s Speech. All’interno del discorso è stato illustrato il piano programmatico del Governo di Sua Maestà che, tra le altre cose, contiene una chiara apertura verso nuove tecniche genomiche. “Il Genetic Technology (Precision Breeding) Bill – ha spiegato Coldiretti - svilupperà il potenziale delle nuove tecnologie per promuovere un’agricoltura ed una produzione alimentare efficiente e sostenibile”.
Più nello specifico, il governo britannico vuole consentire lo sviluppo e la commercializzazione di piante ed animali frutto di selezione di precisione, per rendere le colture, ad esempio, più resistenti alle malattie. Una presa di posizione, questa, in grado di rispondere, ai numerosi appelli che, come fa la Campagna “Non Mangiamoci il Cibo” di Slow Food”, sensibilizzano sulla necessità di filiere alimentari più sostenibili. La posizione del Regno Unito, al di sopra ormai delle dinamiche dell’Unione Europea, consente così al Governo britannico di investire in una genetica green in grado di proteggere l’ambiente, di preservare la biodiversità e di aumentare le produzioni a basso impiego di pesticidi.
Secondo Coldiretti, questa posizione dell’Inghilterra potrebbe accelerare il riconoscimento delle nuove tecniche di evoluzione assistita (Tea) anche da parte dell’Unione Europea. Se questo avvenisse, sarebbe l’occasione di investire in una genetica volta ad aumentare in modo sostenibile la produttività e ad affrontare, di conseguenza, anche l’emergenza alimentare aggravata dalla guerra in Ucraina, mettendo in pista esclusivamente tecniche che non prevedono l’inserimento di Dna estraneo alla pianta. Se da una parte l’annuncio del Principe Carlo è stato accolto con ottimismo, non sono mancate le proteste da parte di chi teme che questa apertura possa aprire uno spiraglio al cibo geneticamente modificato, oggi ancora bandito dalle tavole.
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