#SustainableTalks: Caviro
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#SustainableTalks: Caviro

Nei #SustainableTalks di oggi parleremo di vocazione vinicola con Sara Pascucci di Caviro.

Da dove nasce la necessità della vostra azienda di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?

L’anima sostenibile di Caviro nasce dall’attenzione alle generazioni. La più grande Cantina d’Italia dalla sua fondazione nel 1966 ha un’unica missione: creare valore. Valorizzare il territorio e preservare allo stesso tempo ogni risorsa per garantire un futuro ecosostenibile. Siamo stati pionieri nel creare valore dallo scarto. Questo grazie al nostro modello di economia circolare unico e completo “Dalla Vigna alla Vigna”: il concetto di scarto si elimina a partire dalla vigna, dove ogni materia prima viene considerata una risorsa preziosa, lavorata e trasformata in un nuovo ingrediente naturale da rimettere in circolo; un ciclo che unisce l’uomo e l’ambiente, l’uva e la terra, il presente al futuro. Siamo sostenibili dal punto di vista economico perché i nostri bilanci riflettono solidità e consentono progetti a lunga scadenza. Siamo sostenibili dal punto di vista sociale perché gli effetti dei nostri bilanci si riverberano positivamente su tutta la comunità. Siamo sostenibili poi chiaramente dal punto di vista ambientale perché il nostro impegno concreto sull’economia circolare determina evidenti benefici sul territorio.

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L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?

Ciò che è emerso negli ultimi due anni da diverse ricerche, italiane e straniere, è proprio l’interesse da parte dei consumatori a essere al centro della relazione e a fidarsi sempre di più delle imprese che creano un valore condiviso dove la sostenibilità, sia economica che ambientale, sicuramente la nuova protagonista delle loro scelte. Anche per questo motivo, nell’ultimo anno l’azienda ha concentrato i propri sforzi nel confermare leadership e sostenibilità raggiunte e comunicarle. Infine, consapevole del crescente ruolo del web come canale di informazione, il Gruppo CAVIRO continua ad alimentare l’ambizioso progetto di comunicazione digitale: INNESTI, e-magazine trimestrale che racconta storie sul tema della sostenibilità a 360°. Dietro la metafora dell’innesto, ci sono volti e testimonianze, progetti, ambiti di ricerca, buone pratiche, tendenze e anche la responsabilità di una grande scommessa: creare qualcosa di nuovo, concreto e semplicemente utile.

Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?

Quest’ anno siamo giunti alla terza edizione del Bilancio di Sostenibilità in cui si fornisce una rendicontazione di natura non finanziaria, con la quale si pongono in evidenza informazioni sociali -relative al personale, ai diritti umani, alla salute e sicurezza- informazioni ambientali -legate all’acqua, energia, emissioni e rifiuti- nonché di governance ed economicheNel Bilancio sociale sono rappresentati gli impatti economici, ambientali e sociali più significativi, individuati sulla base dell’analisi di materialità, elaborata tramite un sondaggio online condotto presso un campione di stakeholder, tra i quali soci, dipendenti, clienti, fornitori, istituzioni del ter- ritorio, banche, enti di ricerca ed Università. Riguardo la metodologia, questa segue le linee guida di rendicontazione internazionalmente riconosciute - GRI Sustainability Reporting Standards pubblicate il 19 ottobre 2016 dal Global Reporting Initiative (GRI), secondo l’opzione “Core”. I dati, gli indicatori di performance e le elaborazioni quali-quantitative sono il frutto di analisi mercato, elaborazioni da dati di contabilità e gestionali interne, utilizzo di banche dati, scenari di settore e questionari.

Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione?

Mi permetterei di dire entrambe. La sostenibilità è un driver di crescita, in primis, e poi di competizione. Senza crescita non ci sarebbe competizione e viceversa. Non mi riferisco alla cattiva competizione, ma a quella sana. Immaginiamo che sia una sorta di collaborazione fra parti. Solo con il confronto con gli altri si impara e si cresce, giorno dopo giorno fino a dire generazione dopo generazione. Fare ‘impresa’ è sempre una responsabilità, farlo in maniera cooperativa aggiunge qualcosa in più.

In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?

La pandemia Covid-19 ci ha chiaramente messi di fronte alla precarietà delle cose. Abbiamo vissuto, tutti, un periodo di crisi, di silenzio, sia in casa che fuori, in strada. Silenzio che ci ha fatto ricordare quello che prima avevamo dimenticato: la bellezza della terra e dei suoi frutti. Il solo pensiero di perdere tutto questo, ci ha spaventato, ma ci ha fatto capire come possiamo andare avanti. La soluzione è nell’ avere un’anima sostenibile che abbraccia noi stessi e il mondo intero.

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