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L’associazione espone i traguardi raggiunti ed avverte che per raggiungere gli obiettivi europei serviranno maggiori investimenti nel settore.
ASSORIMAP, associazione nazionale dei riciclatori e rigeneratori delle materie plastiche, ha presentato il suo “report sul riciclo meccanico delle materie plastiche” aggiornato al 2021. Il rapporto, ha affermato Walter Regis, presidente dell’associazione, dimostra come ormai un settore nato da un gruppo di PMI sia diventato un’industria pienamente sviluppata, con esigenze specifiche e una tendenza in evidente crescita. L’Italia, ha continuato Regis, ha raggiunto traguardi di estrema rilevanza anche a livello Europeo, con oltre 300 imprese attive nel solo comparto del recupero della plastica e oltre 800mila tonnellate annue di materiali trattati.
Nel corso della presentazione, a cui sono intervenuti esponenti di Versalis, Plastic Consult, ISPRA, e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, sono stati discussi i meriti delle nuove tecnologie in ambito di plastiche riciclate, con il boom del packaging in materiale parzialmente riciclato che ha fornito nuovi spunti alle imprese produttrici per integrare maggiori quantità di plastica riutilizzata nei propri prodotti (Versalis dichiara di essere passata dal 10 al 30% di materiale riciclato nei propri prodotti). Dal lato della logistica e dei processi di recupero, invece, si è espresso da più parti il bisogno di integrare maggiormente la filiera della raccolta rifiuti con quella del recupero di materie prime seconde, con i comuni e le regioni in primo piano per l’attuazione di direttive necessarie alla chiusura della filiera in ambito di riuso e riciclo.
Al livello territoriale, nonostante la preminenza del nord-ovest del Paese nell’ambito del riciclo su base territoriale, il presidente di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi, ha voluto sottolineare come tanti casi positivi siano ormai la norma al sud Italia, dove, con gli interventi del PNRR e l’aiuto decisivo dei grandi consorzi di filiera, si sta colmando lo storico gap con le regioni del centro-nord.
Il tema del PNRR è stato poi al centro del dibattito, con gli operatori del settore plastico che denunciano la scarsità di fondi per un settore che, dovendo raggiungere gli obiettivi europei del pacchetto economia circolare (55% di riciclo effettivo degli imballaggi plastici entro il 2030), avrà bisogno di aprire ulteriori impianti e allargare il proprio campo d’azione su una scala più vasta di quella attuale (ad oggi si stima che poco meno del 50% degli imballaggi venga correttamente riciclato).
La parola è poi passata alla politica, con gli esponenti di M5S, Italia Viva e Forza Italia, che hanno dato il loro contributo discutendo le opportunità normative per lo sviluppo del settore, riscontrando la mancanza di un intervento organico del legislatore su tematiche che, vista anche l’attribuzione di competenze regionali sul tema dei rifiuti, non sono ancora riconducibili ad una norma quadro aggiornata e applicabile su base nazionale per facilitare l’intervento degli operatori economici interessati alla partecipazione alla filiera del riuso e del riciclaggio.
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