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Nel 2025 il peso degli investimenti ESG nei portafogli delle reti salirà dall’attuale 15-20% al 35-40%. Lo mette in luce una ricerca condotta da Assoreti e McKinsey.
Il peso dei prodotti ESG all’interno dei portafogli delle reti di consulenti finanziari salirà in Italia dall’attuale 15-20% al 35-40% entro il 2025, raddoppiando così la quota di mercato nel giro di tre anni. A prevederlo è il 90% degli operatori italiani delle reti di consulenza finanziaria intervistati per la ricerca “Modelli di business vincenti per le Reti di consulenti finanziari in ambito Esg”, condotta dagli analisti di McKinsey per Assoreti con l’obiettivo di capire quali sono le tendenze dell’industria della consulenza finanziaria in tema di sostenibilità. “Ci attende una crescita importante delle masse ESG gestite dalle reti”, ha detto Cristina Catania, Senior Partner McKinsey, presentando i risultati dell’indagine al Salone del Risparmio. “La gran parte degli operatori sta portando avanti diverse iniziative per incentivare la penetrazione dei prodotti di investimento ESG nei portafogli e sensibilizzare così gli investitori sulle tematiche di sostenibilità”.
La ricerca ha analizzato anche le dinamiche di comportamento di circa 1.000 investitori in relazione agli investimenti e alla consulenza finanziaria in ambito ESG. E i risultati sono eloquenti: l’83% degli interpellati valuta una maggiore propensione a investire in prodotti con impatto positivo sull’ambiente (57%) e sulla società (52%). L’interesse per i prodotti sostenibili da parte degli investitori italiani resiste tra l’altro anche dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, in una situazione geopolitica dunque molto complicata, e in una situazione di crescente incertezza dei mercati finanziari. Anzi, nei primi mesi del 2022, mette in luce la survey, l’attenzione è addirittura in crescita, in particolar modo da parte degli investitori più facoltosi ma non solo.
L’indagine evidenzia come il 40% delle reti abbia ha attivato partnership a tema ESG con asset manager specializzati, mentre il 25% ha adottato rating di sostenibilità proprietari, in modo da sviluppare sempre di più competenze interne specializzate attraverso la costituzione di team dedicati alla selezione di prodotti ESG. Già oggi il 22% delle reti ne ha uno, una percentuale destinata ad aumentare rapidamente. Un ruolo fondamentale in questo ambito sarà giocato dalla formazione, uno dei fattori chiave per sviluppare l'integrazione delle tematiche ESG nel modello di consulenza, così come d’altronde la digitalizzazione. Il 90% delle reti ha dunque avviato corsi ESG complementari a quelli obbligatori (il 56% con percorsi interni, il 33% misti), mentre l’86% delle reti ha messo a disposizione dei suoi consulenti strumenti che includono attività di formazione (57%), piattaforme digitali (43%) e soluzioni per valutare la conformità normativa dei prodotti (29%).
A partire dal 2 agosto, come previsto da Esma, l'autorità della UE degli strumenti finanziari e dei mercati, i consulenti dovranno sottoporre ai clienti il questionario Mifid aggiornato con le preferenze di sostenibilità. Gli investitori saranno dunque chiamati ad indicare se e quali prodotti finanziari Esg vogliono inserire nel loro portafoglio Il 44% delle reti, si legge nel rapporto di McKinsey, ha già provveduto ad inserire le tematiche Esgle nel questionario. “Le reti di consulenti finanziari sono chiaramente consapevoli della centralità delle tematiche ESG e si stanno dunque muovendo su una traiettoria più sostenibile”, ha detto Marco Tofanelli, segretario generale di Assoreti. "Certo, il percorso è complesso ma la trasuda è tracciata. L’industria ha da sempre avuto la sensibilità e la capacità di anticipare i tempi e questo studio lo dimostra ancora una volta”.
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