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Lo mette in luce il primo rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici pubblicato da Palazzo Koch: focus sulle strategie adottate per i portafogli non di politica monetaria.
Con la recente pubblicazione del suo primo rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici, Banca d'Italia continua il suo impegno nella diffusione dei principi ESG nel sistema finanziario e tra i cittadini. Il rapporto, che avrà cadenza annuale, risponde all'impegno di Palazzo Koch di comunicare i risultati conseguiti dalle strategie di investimento sostenibile adottate per i portafogli non di politica monetaria. A partire dal 2019 l’impegno di Banca d’Italia sulle tematiche della sostenibilità è diventato più tangibile. Da un lato l’istituto di via Nazionale ha attribuito progressivamente alla strategia di investimento una maggiore attenzione ai fattori ESG e, in particolare, a quelli legati al cambiamento climatico. Dall’altro, per assicurare una gestione unitaria dei temi legati alla sostenibilità, è stato costituito il comitato cambiamenti climatici e sostenibilità, incaricato di affiancare gli organismi interni che deliberano sugli investimenti.
Alla fine del 2021 i portafogli di Banca d’Italia potenzialmente interessati da una gestione sostenibile avevano un controvalore di circa 210 miliardi di euro, la maggior parte dei quali però investiti in titoli di stato dell’area dell’euro, i cui indicatori di sostenibilità, spiega l’istituto, “vengono attualmente monitorati ma non influenzano le scelte di investimento, per diversi motivi”. Fanno eccezione le obbligazioni verdi di emittenti sovrani dell’area dell’euro e di istituzioni sovranazionali, attualmente pari a 1,7 miliardi di euro, il cui peso negli investimenti della Banca è tra l’altro destinato a crescere nel tempo. Il rapporto prende in esame, dunque, quei 16,1 miliardi di euro investi da Banca d’Italia in azioni dell'area euro per capire se i criteri di sostenibilità ESG sono rispettati, ovvero se le società finanziate adottino processi di produzione rispettosi dell'ambiente, garantiscano condizioni di lavoro inclusive e attente ai diritti dei lavoratori, e seguano i migliori standard del governo societario.
La banca centrale italiana tende dunque a privilegiare, nelle sue scelte di investimento, quelle imprese che sono attente all’utilizzo responsabile delle risorse naturali e agli effetti sugli ecosistemi; mantengono adeguate condizioni di sicurezza, salute, giustizia, parità e inclusione; generano reddito e lavoro nel rispetto di principi etici e delle migliori pratiche di governo societario. Dalla lista sono escluse le aziende che operano nel settore delle armi, del tabacco e che non rispettano le convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro, a partire dal lavoro forzato e dalle libertà sindacali.
Ecco dunque i primi risultati emersi dal rapporto. “Per il portafoglio azionario gestito internamente (pari a 16 miliardi di euro e corrispondente a oltre il 90% degli investimenti in titoli privati dell'Istituto), l'impronta carbonica è diminuita del 60% rispetto al 2018, anno precedente l'avvio della strategia di investimento sostenibile, ed è inferiore del 37% rispetto all'indice di mercato preso come riferimento. Sono migliori dell'indice anche l'intensità carbonica (-24%), gli usi di energia elettrica (-21%), di acqua (-14%) e la produzione di rifiuti (-28%). Relativamente agli indicatori sociali, la quota di donne impiegate è maggiore di 7 punti percentuali rispetto al benchmark e il tasso di infortuni è inferiore del 9%”.
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