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L’indice MIB Esg compirà il prossimo ottobre un anno di contrattazioni in Borsa Italiana. Secondo Standard Ethics, i principali titoli italiani stanno crescendo in sostenibilità, ma è necessario prestare attenzione anche alle indicazioni fornite dall’indice di percezione della corruzione elaborato da Trasparency International, secondo cui tutte le attività vicine ai principi ESG hanno bisogno di nuove politiche anticorruzione.
L’indice MIB Esg compirà il prossimo ottobre un anno di contrattazioni in Borsa Italiana. Il nuovo indice lanciato da Euronext ha raccolto al suo interno alcune delle blue-chip italiane, cioè parte delle società più importanti (con la più alta capitalizzazione azionaria) quotate in borsa, e nello specifico solo le realtà in grado di presentare performance migliori sui parametri di sostenibilità. Un anno fa è stata stilata la prima lista di quaranta società selezionate tra sessanta realtà italiana FTSE MIB; un elenco che ha subito modifiche programmatiche: come anticipato da Moody’s ESG Solutions, società incaricata di valutare le performance ESG delle emittenti, la lista sarebbe stata aggiornata ogni tre mesi e nei dodici mesi non sono mancati cambiamenti.
L’indice MIB ESG è uno degli strumenti di cui anche la finanza italiana si è dotata per incentivare l'applicazione di criteri di sostenibilità in azienda seguendo i principi del Global Compact delle Nazioni Unite (sono i criteri utilizzati per combinare le misurazioni delle performance). Il nuovo indice ha agito da facilitatore per le società che hanno voluto adottare principali approcci di investimento ESG per rispondere, contemporaneamente, alla forte domanda di prodotti di finanza sostenibile proveniente dal mercato e dagli investitori. A febbraio 2022 l’indice di percezione della corruzione elaborato da Trasparency International ha messo, però, in evidenza la necessità di intraprendere e attuare politiche anticorruzione particolarmente nelle attività ESG. Rispetto dell’ambiente, dei diritti umani, inclusione sociale, trasparenza stanno orientato le decisioni politiche e con queste le linee di finanziamento e dunque l'immissione sul mercato europeo di miliardi di euro. Un’ulteriore rischio è rappresentato dal greenwashing, dall’applicazione di strategie di comunicazione e marketing che annunciano la sostenibilità delle attività di alcune aziende, al contrario artefici di pratiche con impatto negativo sull’ambiente.
Essere esclusi da indici come MIB ESG significa non essere in grado di intercettare flussi finanziari dall'appeal primario in questa fase storica. Perdere un'etichetta di “sostenibilità” preclude l’accesso ad un mercato da 37,8 miliardi nel solo 2021 (Bloomberg).
Nella lista dei quaranta composta da A2A, Amplifon, Anima, Assicurazioni Generali, Atlantia, Banca Generali, Mediolanum, Banco Bpm, Bper Banca, Cnh Industrial, Enel, Falck Renewables, Hera, Intesa San Paolo, Italgas, Mediaset, Mediobanca, Moncler, Nexi, Pirelli, Poste Italiane, Prysmian, Recordati, Reply, Saipem, Salvatore Ferragamo, Snam, Stellantis, St Microelettronics, Telecom, Terna, Unicredit, Unipol, WeBuild non passa inosservata la presenza di Eni (condannata per ultimo nel 2021 per traffico illecito di rifiuti a Viggiano, in provincia di Potenza) o quella di Leonardo (prima esclusa) impegnata anche nella costruzione di armi. Sono entrate nel listino MIB ESG Brembo, Erg, Iren mentre sono uscite Ferrari e Unipol Sai. Restano fuori titoli importanti come Campari, Diasorin, Exor o Tenaris.
Lo scorso febbraio Eni, FinecoBank, Prysmian, UniCredit e UnipolSai sono state riconosciute tra le società italiane più sostenibili secondo Standard Ethics, paesi nel suo report annuale The Big Picture. Secondo l’analisi, nella parte superiore della distribuzione dell’indice, ovvero “Fully sustainable grade”, sono presenti A2a, Banca Generali, Bper Banca, Enel, Generali, Intesa Sanpaolo, Leonardo, Stm, Unipol e Banco Bpm, tutte al grado EE. Seguono al grado successivo (EE-) Snam (con outlook positivo), DiaSorin, Hera, Mediobanca, Moncler e Terna. Il rapporto ha fatto il punto sulla sostenibilità di 37 paesi e di 400 società quotate nei principali Paesi europei.
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